REGGIO EMILIA – “In questi giorni abbiamo notato una sorta di stabilizzazione su numeri alti – dice il direttore generale dell’Ausl Cristina Marchesi – Il timore che abbiamo è che questa onda da est continui a propagarsi sul nostro territorio, come fu in fase uno con l’onda che arrivava da ovest, questo numero abbastanza stabile ci fa pensare che forse stiamo riuscendo a gestire l’urto”.
Potremmo essere arrivati al plateu. Poi c’è il fatto che i casi di Covid legati ai focolai sono quasi sempre di più di quelli sporadici, segno che il tracciamento funziona. Ma i positivi restano tanti e gli ospedali sono al limite della saturazione.
Nelle terapie intensive al momento è occupato il 95% dei posti letto Covid, tra Reggio e Guastalla, dove si è deciso di destinare ai positivi anche i cinque posti intensivi per le altre patologie. Questo significa che l’ospedale della Bassa non ha più letti per i pazienti più gravi che non siano Covid.
“Sappiamo bene che i letti di terapia intensiva non sono letti a rapido turn over, mediamente viaggiamo su una degenza media di 22 giorni, anche le altre sono tutte nella stessa situazioni”, spiega il direttore del presidio ospedaliero Giorgio Mazzi.
Negli altri reparti, dalla Lungodegenza alla semintensiva, i posti riservati ai positivi sono, mediamente, 340 al giorno. L’occupazione nell’ultima settimana è salita al 78%. Tutta la pneumologia è nuovamente solo Covid, come la medicina di Scandiano. Altri letti sono stati ricavati in altri reparti.
Per recuperare spazi e personale restano sospesi gli interventi chirurgici programmati, tranne che negli ospedali no Covid, ovvero Montecchio e Castelnovo Monti. Una parte dell’attività è stata nuovamente spostata a Salus.
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