REGGIO EMILIA – Nel 2020 il picco di quella che fu definita seconda ondata, si ebbe nel giorno di San Prospero con 225 contagi. Allora, il covid aveva iniziato a colpire in ottobre e, senza vaccini, la situazione degli ospedali reggiani era critica. Molti contagiati venivano trasferiti a Guastalla. Il nosocomio della bassa aveva a disposizione 90 posti per i malati Covid: nel momento di massima pressione si arrivò ad utilizzarne 70. La terapia intensiva, 10 letti, era interamente occupata da contagiati. Le sale operatorie ferme perchè gli anestesiti erano tutti impeganti nel fronteggiare la pandemia.
In occasione della quarta ondata, quella che stiamo vivendo in questi giorni, l’ospedale di Guastalla è per ora covid free. I ricoverati per coronavirus al Santa Maria Nuova oggi sono 141. Erano 185 un anno fa. Gli interventi programmati in sala operatoria possono essere eseguiti, almeno fino al 6 gennaio. La diagnostica continua la propria attività senza particolari sospensioni.
Diversa è invece la situazione per ciò che concerne gli accessi al pronto soccorso: dodici mesi fa il 17 per cento di chi entrava era positivo, oggi il 36 per cento. Dunque, se non ci fossero i vaccini, con il numero di contagi odierno, saremmo di fronte a una situazione molto più impattante sugli ospedali di quella che scaturì dalla seconda ondata.
Altro elemento di forte differenza è l’età dei contagiati: oggi ad esempio su 372 positivi, più di un terzo ha tra i 5 e i 25 anni. Di questi, pochi entrano in ospedale. Moltissimi gestiscono la malattia a domicilio. L’anno scorso invece quasi il 70 per cento dei positivi veniva ricoverato. Oggi inoltre sappiamo che nella fascia che va tra i 40 e i 70 anni, l’80 per cento dei ricoverati non è vaccinato. Un ulteriore dato significativo riguarda i tamponi: il 39 per cento di chi si sottopone a tampone molecolare per la prima volta, risulta positivo.
Reggio Emilia ricoveri interventi programmati contagi tamponi covid19 positivi pressione ospedaliera