REGGIO EMILIA – Dopo un anno di covid i reggiani sono sempre più poveri. Chi era fragile e in bilico ora si ritrova in povertà, mentre si aggrava la condizione di chi era già in difficoltà. Il dato emerge dal report 2020 della Caritas Diocesana. In particolare, analizzando l’attività del centro di ascolto, della mensa e dell’ambulatorio di via Adua, quasi il 50% delle persone assistite hanno bussato alla Caritas per la prima volta. Aumentano anche le persone senza fissa dimora (sono il 42,3% del totale, il 2% in più dello scorso anno) e le persone di nazionalità italiana (il 25%, dato raddoppiato rispetto a 10 anni fa). Cala di oltre il 15% il numero delle donne. In aumento invece i giovani: “Osserviamo un certo livellamento fra le diverse classi (fatta eccezione per quella oltre i 65 anni). Parzialmente più rappresentate le fasce 35-44 anni e 45-54 anni. Ma è una differenza non così significativa, mentre al contrario ciò che colpisce è l’aumento dei ragazzi fra i 19 ed i 24 anni che nel 2020 sono quasi 200”.
Dall’analisi invece dell’attività dei 47 centri di distribuzione alimentare presenti sul territorio diocesano, che comprende anche Sassuolo, emerge un aumento della povertà. Complessivamente le famiglie ad oggi seguite sono 2.787 (+25% rispetto al 2019). La quasi totalità di queste famiglie (il 95,74%) ha chiesto aiuto anche ad altri soggetti pubblici e privati. Nel 98% dei casi nei nuclei familiari è presente almeno uno minore.
“Nessuno si salva da solo – è la sintesi della Caritas – La povertà è un problema strutturale della società, non solo di oggi. Per questo è importante sostenere e aiutare chi si trova in difficoltà. Non c’è colpa nella povertà”. E ancora: “Il Covid ci ha fatto riscoprire fragili, ha fatto cadere l’illusione o meglio la presunzione della separazione fra chi aiuta e chi viene aiutato, ci ha restituito la capacità di immedesimarci nell’altro sofferente essendo noi stessi in prima persona sofferenti e spaventati. Questo passaggio di presa di coscienza non è da vivere come una disgrazia ma come un dono. L’aiuto quello vero si genera solo all’interno di una relazione e la relazione può avvenire unicamente se ci si riconosce come umanità soggettivamente differenti ma ugualmente degne e intimamente connesse”.
I numeri
- 3.428 ascolti formali a cui si aggiunge tutto il paziente lavoro di accompagnamento e costruzione della rete
- 50.479 euro erogati con il Fondo di emergenza a supporto dei Centri di Ascolto territoriali (122 famiglie supportate economicamente)
- 22 Centri di distribuzione supportati logisticamente per l’approvvigionamento alimentare, 1 Hub provinciale creato, 37.514,79 euro di beni acquistati ed erogati + 11.250 euro di buoni alimentari distribuiti
- 120 persone accolte durante il lockdown, 8 strutture trasformate in residenziali
- 86 nuclei accolti nel resto dell’anno per un totale di 14.327 notti
- per la gestione della prima emergenza: 108 nuovi volontari, 21 operatori impegnati per un totale di 1.470 ore di intervento
- 1.962 visite mediche, 641 pazienti, 257 consulenze telefoniche
- 69.260 pasti, durante 305 giorni di apertura e con il coinvolgimento di 500 volontari e oltre 50 aziende
Servizio Tg di Michele Angella
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