REGGIO EMILIA – Respinge ogni addebito il medico reggiano no vax accusato di omicidio colposo per la morte di un suo paziente per Covid. Nella sua ricostruzione lancia pesanti accuse all’Ospedale di Cona di Ferrara, intanto Villa Verde di Reggio dove collaborava come libero professionista, ha disdetto il contratto.
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“Ho ricevuto una telefonata il 9 di settembre, direttamente da lui. Mi ha telefonato, era disperato, voleva che lo ricoverassi nel mio ospedale. Purtroppo io non ho un ospedale. Io gli dissi caldamente di stare tranquilli. ‘Si fidi dei medici dell’ospedale'”.
Dopo un mese di ricovero, il 7 ottobre all’ospedale di Cona a Ferrara, muore per Covid il 68enne Mauro Gallerani di Cento. Il medico reggiano Alberto Dallari deve rispondere adesso di omicidio colposo e omissione di soccorso. In pensione da due anni, neurologo, ha fatto parte del Dipartimento di Emergenza Urgenza del Santa Maria Nuova . Da marzo 2019 era medico di libera professione a Villa Verde, struttura che in queste ore ha disdetto il contratto “pur garantendo – scrive il direttore generale Alessandra Franzini – l’impegno ad esaurire le visite dei pazienti già prenotati”.
Il medico ha ricostruito la propria versione dei fatti al quotidiano online La Pressa.it. “Era un paziente ad altissimo rischio, perché obeso, già con una insufficienza respiratoria. Usava già cpap notturna”.
Ha raccontato che fu un’amica comune a fornire il suo numero al paziente che era già positivo e in quarantena. Dallari conferma di fare parte della rete Ippocrate.org ma ha specificato di aver seguito il paziente direttamente come medico con cure domiciliari per circa una settimana.
La terapia consigliata è stata a base di antibiotici, antinfiammatori, eparina, aerosol a base di cortisone. Poi negli ultimi tre giorni era stata aggiunta Ivermectina, un farmaco antiparassitario non approvato per la cura del Covid. Dallari si dice contrario ai vaccini che definisce sperimentali. Il medico cerca di spiegare la sua verità e ricostruisce un mosaico di responsabilità esterne al suo operato. “Non c’è nessuna correlazione con il mio operato, mentre secondo me bisogna vedere bene cosa è successo nell’ospedale di Cona. Perché è stato sedato? Con quali farmaci è stato sedato? E’ entrato dentro e per sei giorni era una persona che respirava, parlava, mangiava da solo, telefonava”.
Ora toccherà alla Procura di Ferrara fare luce sull’intera vicenda anche grazie agli esiti dell’autopsia.
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