REGGIO EMILIA – Sono il primo presidio sanitario sul territorio e fanno da filtro tra i loro pazienti, gli specialisti e gli ospedali. Un ruolo che ha portato i medici di famiglia a essere in prima linea contro la pandemia. Dopo due anni, però, la loro funzione ne è uscita trasformata.
“E’ cambiata l’organizzazione della medicina territoriale e il medico si trova troppo impegnato in aspetti di tipo burocratico e informativo nei confronti del paziente”, ha spiegato Anna Maria Ferrari, presidente provinciale dell’Ordine dei medici. Alle prese con la corsa dei contagi di questa quarta ondata, i medici di medicina generale ricevono in gran parte chiamate con oggetto richieste di tamponi e dettagli sulla gestione delle quarantene. A sovraccaricare ulteriormente le mansioni, si aggiunge la decisione presa dal commissario all’emergenza Figliuolo che ha affidato anche a pediatri e medici di famiglia il compito del tracciamento degli studenti.
Una trasfigurazione del mestiere che, assieme allo stress, ha favorito le uscite verso il pensionamento. I posti per i nuovi specializzandi sono stati raddoppiati, ma i benefici si vedranno gradualmente. Nei prossimi due anni il ricambio avrà numeri inferiori rispetto al quantitativo di professionisti che appenderà il camice al chiodo. Al momento sono 330 quelli attivi, mentre una sessantina, pari a un 15%, si è ritirata negli ultimi 24 mesi.
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