REGGIO EMILIA – Secondo il direttore della Malattie infettive del Santa Maria Nuova, Marco Massari, parlare di quarta dose per la popolazione è prematuro. Si può valutare la somministrazione alle persone fragili e immunocompromesse – dice – ma è necessario attendere alcuni mesi.
“Con i dati alla mano – le sue parole – bisogna verificare veramente quanto una quarta dose possa aumentare la protezione delle persone più fragili. Io sul resto della popolazione, che siano operatori sanitari o popolazione normale, non mi porrei attualmente questo problema perché non è all’ordine del giorno. Quindi, nervi saldi, aspettiamo i dati scientifici e quando avremo i numeri in mano tireremo le somme. Però al momento questo discorso riguarda solo le persone fragili e immunocompromesse”.
Ci sono dati solidi che dimostrano come i vaccini attualmente usati garantiscano una protezione dalle ospedalizzazioni e dai decessi dell’80-85%: “Se ci sarà una svolta sui vaccini, trovandone di efficaci verso le ipotetiche future varianti, o vaccini che ti proteggono dall’infezione e non solo dalla malattia, allora a questo punto ci si può anche mettere in gioco. Tuttavia, se non ci sono, credo che al momento sia molto prematuro ragionare di quarte dosi”.
E’ normale che l’immunità data dagli anticorpi, la prima barriera che incontra il virus – dice ancora Massari – cali dopo alcuni mesi. Può durare fino a un anno l’immunità cellulo-mediata, in pratica le seconde e le terze linee di difesa che impediscono lo sviluppo di sintomi gravi. “Questo vaccino, come altri vaccini, affinché dia il massimo della sua efficacia anche nel medio termine ha bisogno di tre somministrazioni. Il nostro sistema immunitario ha bisogno di essere allenato e stimolato vuoi che sia il vaccino, vuoi che sia incontrare il virus. Due dosi erano poche anche verso la malattia, non solo verso l’infezione”.
Omicron è meno aggressiva, non solo perché è meno patogena ma anche perché incontra sempre più persone vaccinate con tre dosi. “La convivenza non significa accettarlo perché è innocuo, non è un raffreddore questo Coronavirus perché i decessi continua a provocarli – ha concluso Massari – Non deve essere mistificato come un raffreddore perché non è vero. Un suo parente ci ha messo un secolo e mezzo per diventare un raffreddore comune. Qua stiamo a vedere, bisogna essere prudenti”.
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