REGGIO EMILIA – Anche Reggio, come molte città italiane, al centro dei controlli della Guardia di Finanza sui dispositivi di protezione acquistati dalle aziende sanitarie lo scorso anno, in piena emergenza lockdown. Dopo l’acquisizione, a metà marzo, della documentazione e dei contratti, le fiamme gialle sono tornate ai magazzini reggiani dell’Ausl per bloccare le mascherine: 2 milioni di dispositivi del tipo Ffp2, quelle in dotazione ai sanitari, ritenuti non conformi dagli inquirenti, sono stati messi sotto sequestro. Ne dà notizia la Gazzetta di Reggio.
L’indagine è penale, ed è condotta dai sostituti Marco Marano e Jacopo Berardi, che hanno disposto il sequestro delle ultime ore. L’Ausl, riporta sempre il quotidiano, aveva pagato la fornitura 6 milioni di euro, stipulando contratti con un imprenditore trentino che un anno fa si era reinventato venditore di dispositivi. Il lotto incriminato, molto ampio perché, come dicevamo, si parla di forniture per diverse aziende sanitarie italiane, era arrivato dalla Cina.
Durante lo stato d’emergenza le gare per le forniture si sono svolte con procedure più snelle, in deroga al codice degli appalti. In alcuni casi le ditte dovevano fornire soltanto un’autocertificazione, ma i requisiti, ad esempio il marchio Cee, restavano i medesimi. Saranno dei periti nominati dalla procura a verificare la conformità o meno dei dispositivi. Dall’Ausl nessuna dichiarazione, un “no comment” per indagini in corso.











