REGGIO EMILIA – C’è differenza tra infezione e malattia. Se Delta, quando non incontra la barriera del vaccino, è pericolosa sul serio, Omicron è 100 volte più contagiosa: tradotto, ne serve 100 volte in meno per determinare una positività da Covid. E’ il modo che il virus ha trovato, ancora una volta, per sopravvivere. Ed è una strada che potrebbe condurre ad una meta.
“La variante assieme al vaccino, tra le più grandi conquiste di sempre della sanità pubblica, potrebbero condurre lì, a un’immunità di gregge“, dice Marco Vinceti, docente di Igiene di Unimore.
Ma non è un’influenza, specifica il professor Vinceti, docente di Igiene generale e applicata dell’Università di Modena e Reggio, il quale osserva come i reggiani non si siano abituati al Covid ma abbiano imparato a meglio gestirlo. E tra varianti e vaccini, c’è un dispositivo sanitario che ci accompagna da febbraio 2020 e la cui efficacia è tornata prepotentemente alla ribalta, ed è la mascherina. “Siamo tornati all’inizio: l’uso di semplici dispositivi riduce il contagio e comunque lo dilata molto nel tempo”.
Per oltre un anno il professor Vinceti, in collaborazione con l’Ausl, ha guidato una squadra che ha messo a punto un progetto per l’utilizzo dei satelliti nella gestione della pandemia, nel contesto di fondi e tecnologie messe a disposizione dall’Agenzia Spaziale Europea e italiana; ebbene, in questi giorni proprio l’agenzia euroepa ha premiato la ricerca reggiana come tra le tre più efficaci e utili per un eventuale futuro.
“Scaricando dati dai satelliti è possibile controllare la mobilità, fotografare la situazione del territorio e, sulla base dei dati, capire cosa potrà avvenire”.










