REGGIO EMILIA – Era già successo la scorsa primavera. E anche adesso, il reparto di Pneumologia dell’ospedale Santa Maria Nuova è in prima linea contro il virus che toglie il respiro.
“Questi sono pazienti che hanno bassi valori di ossigeno – le parole di Nicola Facciolongo, direttore del reparto di Pneumologia – quindi aumentano il lavoro respiratorio, hanno una frequenza respiratoria molto elevata. E’ come fare una corsa di un km in un paziente che non è allenato e quindi non riesce più a respirare. Noi abbiamo il compito di dargli un supporto ventilatorio con i ventilatori attraverso il posizionamento di una maschera, così respirano meglio faticando meno”.
Questo è un crocevia: c’è chi aveva una polmonite che è peggiorata o chi è stato in Rianimazione, intubato, e deve essere aiutato a respirare ancora in modo autonomo. Un reparto di 32 posti letto quasi interamente destinati ai pazienti Covid. Una squadra di medici, infermieri, operatori sociosanitari che si è ricompattata con la seconda ondata. “Ci ha fatto riemergere tutto quello che è stato il vissuto della prima ondata – ha aggiunto Loretta Melioli, coordinatrice infermieristica Pneumologia – poi ci siamo guardati e ci siamo detti quello che eravamo riusciti a fare con la prima ondata lo avremmo fatto anche con la seconda. In più, le tecniche che avevamo imparato ci hanno permesso di migliorare”.
Non si perde di vista nessuno, grazie ai monitor controllati ogni istante dal personale. In assenza di una terapia specifica contro il Covid, si utilizza soprattutto il cortisone per arrestare la reazione infiammatoria nei pazienti che affrontano soli la loro malattia. “Abbiamo avuto risultati migliori – ha concluso Facciolongo – La mortalità è nettamente più bassa, queste terapie funzionano e siamo diventati più bravi nel farle”. “Cerchiamo di fare del nostro meglio sia per fare arrivare i messaggi da casa, sia per colmare il vuoto che hanno i pazienti”, ha spiegato la Melioli.
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