In questa mutazione ci sono pregi e difetti rispetto all’originale. “E’ ipotizzabile che questo virus sia più capace di muoversi, ma i casi sono meno severi: oggi ci sono più casi rispetto a marzo 2020, ma le terapie intensive sono più o meno piene in egual misura. Se fosse come l’anno scorso i reparti sarebbero messi ancora peggio”.
Tirando le somme, secondo il professor Sambri le caratteristiche della variante inglese sono sintomatiche di un comportamento che si avvicina a quello dei virus influenzali stagionali. “Convivremo col virus? E’ esattamente quello che spero: il virus più circola più si affievolisce, è nel suo interesse”.
Da qualche giorno è iniziato il monitoraggio delle altre varianti: la sudafricana, la nigeriana e la brasiliana. E monitorare è l’unico modo per arrivare, prima o poi, a non inseguire il Covid ma a precederlo. “Quello che noi dobbiamo fare oggi se non siamo in un guaio è capire se verrà fuori qualcos’altro. Servirà un vaccino per ogni variante? Io credo che i nostri vaccini siano adatti quasi a tutto, ma è chiaro che se dovesse venire fuori una variante che mette nell’angolo il vaccino non possiamo scoprirlo tra sei mesi”.
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