REGGIO EMILIA – I tempi per l’erogazione di prestazioni specialistiche, cioè visite ed esami diagnostici, rimangono il tallone d’Achille dell’azienda sanitaria reggiana da un anno e mezzo a questa parte. E proprio per questo la riduzione dei tempi d’attesa è in cima agli obiettivi.
Durante la fase più critica della pandemia si è data priorità alle attività di ricovero programmato e alle urgenze, con la conseguenza che è stato poi necessario ricollocare tutte quelle prestazioni rimaste in coda: 150mila visite ed esami, recuperati nel corso dei mesi fino all’ottobre del 2020. Poi, il lavoro di assorbimento delle prestazioni bloccate dal lockdown ha subìto un nuovo rallentamento per la necessità di far fronte alla seconda ondata della pandemia.
Contestualmente, l’offerta è diminuita: i dati dell’Ausl reggiana parlano di una riduzione della disponibilità del 39% delle visite e del 27% degli esami di diagnostica. Da lì, a cascata, è iniziata una rincorsa che prosegue ancora oggi con prestazioni erogate a singhiozzo. Alcuni telespettatori e lettori, ad esempio, ci hanno segnalato di aver contattato il Cuptel la settimana scorsa per prenotare una visita oculistica e di essersi sentiti rispondere che l’agenda non era aperta e che quindi non era possibile prenotare. “Chiediamo scusa – le parole della direttrice generale Ausl, Cristina Marchesi – probabilmente lo specialista non aveva comunicato l’agenda, le liste sono tutte aperte ma a scartamento ridotto”.
Dai monitoraggi dell’Ausl emerge anche che nel 2019 il 93% delle visite erano fissate entro 30 giorni; l’anno scorso solo l’81%. Complessivamente, nel 2020 sono stati eseguiti 6.800 interventi chirurgici in meno rispetto al 2019, una riduzione del 35%. Meno 909 interventi in Ortopedia, meno 988 in Ginecologia, meno 1.968 in Chirurgia generale.
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