REGGIO EMILIA – “Molte persone si fanno i tamponi da soli e non segnalano la positività, c’è una sottostima dei casi”. Sessantuno nuovi contagi registrati nel Reggiano nelle ultime 24 ore, visti dagli esperti come la classica punta dell’iceberg. Per una stima corretta, secondo loro, occorre infatti moltiplicare per 2 o per 2,5.
E’ questa la lente da utilizzare per inquadrare in modo corretto l’attuale fase della pandemia. Tendendo conto di una platea ancora troppo vasta di persone che non hanno aderito alla campagna vaccinale. “E’ molto sbagliato pensare al raggiungimento dell’immunità di gregge”, le parole del direttore del reparto Malattie infettive, Marco Massari – Nella nostra provincia, 58mila persone non sono vaccinate. Di queste, circa 15mila hanno più di 50 anni. Sono quelle più a rischio in questa fase. Uno degli obiettivi è recuperare i non vaccinati e recuperare anche le circa 73mila persone che non hanno fatto la terza dose”.
L’altro obiettivo, che ha la priorità, consiste nel tenere al minimo la pressione sulle strutture ospedaliere: “Siamo arrivati ad avere più di 110 pazienti ricoverati, ora siamo attorno agli 80-90”, ha aggiunto Massari. L’attuale alta circolazione del virus non ci avvicina all’immunità di gregge, che deve fare i conti con le nuove varianti e con l’impossibilità di essere protetti al 100% anche dopo l’infezione o la vaccinazione.
“Stiamo assistendo a un incremento delle reinfezioni, che sono già attorno al 5% dei nuovi casi. Questa immunità che abbiamo, data dai vaccini e dall’infezione naturale, protegge dalle forme severe ed è la cosa più importante. Però, non ci protegge dalla circolazione del virus. Pertanto, sia i fragili che le persone che convivono con loro devono essere vaccinate per creare quella sorta di mini immunità di gregge a livello di nucleo familiare”, ha concluso Massari.