REGGIO EMILIA – Nella Cina in preda al panico per l’escalation di contagi da Covid, da qualche settimana sta andando a ruba un farmaco il cui ingrediente di base è realizzato principalmente in Italia e il cui uso era stato pensato per patologie del tutto diverse. La sostanza di cui questo farmaco si compone è l’acido ursodeossicolico: il primo produttore al mondo è un’azienda con radici a Reggio Emilia, la Ice (Industria Chimica Emiliana) fondata dalla famiglia Bartoli nel 1949 e ceduta nel 2019 al fondo di investimento Advent, con base a Boston, negli Stati Uniti. Una operazione da 700 milioni di euro.
“Si tratta di un prodotto sul mercato dagli anni ’50 e usato per trattare i calcoli biliari e una patologia del fegato come la colangite primaria”, spiega Agostino Barazza, amministratore delegato Ice Group. A inizio dicembre la rivista britannica Nature ha pubblicato lo studio di due ricercatori secondo cui l’acido ursodeossicolico potrebbe aiutare a prevenire l’infezione da Covid o a renderne i sintomi più lievi. “Sembrerebbe avere un effetto protettivo e rendere più difficile al virus di infettare una persona. Si tratta però di studi in vitro, ma studi clinici in umano non sono ancora stati portati avanti”, specifica Barazza. Nonostante ciò, i medici in Cina hanno iniziato a prescrivere il farmaco contenente questo acido per i loro pazienti, anche sanissimi.
“Abbiamo la capacità produttiva più grande al mondo e siamo dunque pronti a fare fronte a una grande richiesta”, dice ancora il manager.
Nello storico stabilimento della Ice, in via Sicilia, operano una ottantina di dipendenti, ma per l’intero gruppo lavorano 1.200 addetti, nelle sedi di altre località italiane e anche in Brasile, India, Giappone e Nuova Zelanda.