REGGIO EMILIA – “Stiamo iniziando a vedere un raggio di speranza”. Siamo in quella situazione in cui c’è un po’ di foschia da altitudine, ma si scorge la vetta della montagna. Vediamo il picco, in pratica. Ancora non si scende, ma per lo meno non si cresce più.
Numeri da contagio sempre altissimi, ma con la media di 2.250 positivi ogni 100mila abitanti da domenica a martedì e di di 2.100 ogni 100mila negli ultimi tre giorni. Il 70% delle positività è firmato Omicron, la stragrande maggioranza dei ricoverati è firmata Delta. La prima contagiosissima, la seconda pericolosissima quando non incontra la barriera del vaccino.
Il quadro ospedalizzazione, invece, è ancora sconfortante. Solo gli accessi ai pronto soccorso sono leggermente calati, ma il saldo tra ricoverati e dimessi resta negativo. Il resto della sanità frena per mettere a disposizione dei malati Covid letti e personale. I posti loro riservati sono aumentati ancora: “Adesso sono 254, mai così alti dallo scorso maggio – ha detto Giorgio Mazzi, direttore del presidio ospedaliero – di cui 21 in terapia intensiva a Reggio; i ricoverati sono 226, mai così tanti da aprile 2021″.
Il tasso di occupazione è quindi al 92%, con punte del 97% in Pneumologia. Tra i ricoverati, anche 8 tra bimbi piccoli e lattanti in Pediatria, nessuno dei quali in gravi condizioni. “I nuovi malati rimangono ricoverati in media 10 giorni – ha aggiunto Mazzi – Vedremo gli esiti dell’arrivo al picco in differita di almeno una settimana e mezzo”. L’Ausl sta terminando di smaltire la mole impressionante di certificati per fine isolamenti e quarantene accumulatasi da dopo Natale, con la crescita esponenziale di casi e contatti.
Negli ultimi tre giorni sono state chiuse quasi 5mila pratiche ancora in coda. L’azienda sanitaria ha messo a punto un sistema informatico unico che raccoglie tutte le segnalazioni del territorio. Un super lavoro per il quale serve rispetto
da parte dei reggiani e non sempre è così: tra le 200 e le 250 persone al giorno non si presentano ai drive in per i tamponi di controllo senza neanche disdire. Basta un click entro il giorno precedente, in modo da dare la possibilità ai sanitari di destinare quei posti a qualcun altro, visti i numeri in attesa.
A proposito di scorrettezze che sfociano però nel reato, stanno prendendo piede i “furbetti del tampone”: no vax che
mandano amici compiacenti a tamponarsi in farmacia al posto loro con l’obiettivo di risultare positivi per avere poi il Green Pass, o anche persone che fanno lo stesso gioco ma per risultare negativi. L’Ausl sta monitorando tutta la situazione: “Abbiamo chiesto ai farmacisti di chiedere anche il documento d’identità oltre alla tessera sanitaria”, ha sottolineato Nicoletta Natalini, direttore sanitario dell’Ausl.