REGGIO EMILIA – Come alternativa al ricovero ospedaliero di pazienti con polmoniti da Covid non particolarmente gravi, l’Ausl reggiana sta valutando di concedere ai medici di famiglia la possibilità di prescrivere l’ossigenoterapia a domicilio.
“Finché ancora reggiamo come numero di accessi al pronto soccorso, non stiamo a lesinare su una visita in ospedale in più – le parole di Nicoletta Natalini, direttrice sanitaria Ausl Reggio Emilia – però ci prepariamo, non si sa mai che succeda qualcosa di peggio di quello che c’è adesso”.
Bombola d’ossigeno a casa per i malati di Coronavirus che hanno una insufficienza respiratoria contenuta. La terapia, al momento, è prescritta dai professionisti degli ospedali, in seguito a visite e accertamenti. Un protocollo che consenta anche ai medici di medicina generale di dare il via al trattamento è allo studio dell’Ausl: “Servirebbe a bypassare la prescrizione esclusiva da parte dello specialista – ha aggiunto – Quello che è importante è avere la prescrizione quando serve, accorciando l’iter burocratico. Finora siamo riusciti comunque ad assicurare tempi normali, ma vogliamo migliorarci”.
La novità riguarderebbe comunque un numero residuale di pazienti: “Non dev’essere un deterrente al trasporto del paziente in ospedale, se il peggioramento è tale da richiedere un consulto ospedaliero. Essendo pazienti che cambiano rapidamente le loro condizioni cliniche, è anche rischioso teneri a domicilio dando loro solo questo tipo di farmaco”.
L’ossigenoterapia è indicata quando il livello di saturazione del sangue è tra il 91 e il 94%. Nel caso si svolga a domicilio, è l’azienda che ha in appalto questo tipo di fornitura a occuparsi della consegna che viene eseguita, se urgente, entro 12 ore. La distribuzione territoriale di bombole e relativi dispositivi costa all’Ausl in un anno circa 3 milioni di euro.
Nella nostra provincia, nell’arco dei 27 giorni che vanno dal 23 ottobre al 18 novembre, le polmoniti da Covid diagnosticate nei pronto soccorso sono state 638. Il ricovero ha riguardato il 73% dei casi. Per tutti gli altri, la lettera di dimissioni non ha comunque previsto l’ossigeno tra i farmaci prescritti.
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