REGGIO EMILIA – Lunedì, anche nella nostra provincia, hanno potuto riaprire negozi, bar e ristoranti, attività di servizi alla persona, alle prese con le rigide norme di sicurezza da rispettare. Il punto della situazione sulle riaperture è stato fatto ieri sera a Decoder da Davide Massarini, presidente della Confcommercio di Reggio Emilia.
“E’ stato chiesto un ulteriore indebitamento – le sue parole – non ci sono stati i contributi a fondo perduto che abbiamo chiesto. Due mesi di chiusura vuole dire aver perso due mesi di lavoro che non si recupereranno mai”. La fine del lockdown è stata invocata con forza, ma la strada che si ha davanti è tutta in salita per il mondo del commercio. Secondo il presidente della Confcommercio reggiana, lunedì il 95% dei negozi al dettaglio ha riaperto mentre tra i ristoratori in tanti hanno preferito aspettare. “I decreti attuativi sono arrivati solo negli ultimi giorni – ha detto – e non era possibile ripartire in sicurezza. Qualcuno, quindi, sta aspettando di riaprire, si stanno portando avanti i ragionamenti su come allargare le distese”.
Anche il settore dell’abbigliamento è stato molto colpito: “Essendo stato chiuso e non potendo fare consegne a domicilio, diventava difficile continuare l’attività”. Alle attività come parrucchieri e centri estetici, poi, sono richiesti adeguamenti per il rispetto delle severe norme di sicurezza. In un contesto drammatico in cui l’accesso alla cassa integrazione per chi ha dipendenti è difficoltoso. Da qui, la richiesta al Comune da parte dell’associazione di un’agevolazione fiscale: “Sulla Tari ci vorrebbe una esenzione totale per il 2020 e poi una moratoria; in autunno i nodi verranno al pettine”.
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