REGGIO EMILIA – Dpcm, decreti leggi e ordinanze regionali e comunali: sono diversi gli strumenti della gestione dell’emergenza Covid e orientarsi non è facile.
I paletti sono fissati: Costituzione prima e le leggi vigenti poi, come quella del 1978 che ha sancito la nascita del sistema sanitario nazionale e ha attribuito poteri di ordinanza non solo al presidente del Consiglio ma anche al ministro della Salute, ai presidenti di Regione e ai sindaci.
Poteri che, dice il diritto, devono essere improntati al principio della leale collaborazione tra le istituzioni. “Non sempre è stato così”, ha però ricordato Francesco De Vanna, avvocato, esperto in materie giuridiche, ricercatore del centro sulle discriminazioni e vulnerabilità di Unimore. “La causa principale – ha spiegato – è la sovrapposizione di questi livelli istituzionali e normativi, che non sempre è stata improntata al principio della leale collaborazione o quanto meno non sempre è stata questa l’impressione comunicata all’esterno. Talvolta si sono notati attriti e divergenze di vedute istituzionali e i cittadini hanno così avuto un quadro non sempre chiaro”.
I decreti della presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero i Dpcm, sono da mesi al centro del dibattito politico perché accentrano il potere sul premier. Secondo la Costituzione, non possono essere utilizzati per provvedimenti che limitano le libertà individuali, normate invece dalle leggi del parlamento. A marzo, Camera e Senato hanno dunque approvato una legge che delegasse il Governo nell’esercizio di questo potere: “Si è posto rimedio a una situazione che rischiava di esondare rispetto ai confini della Costituzione”. Come orientarsi, dunque? “Innanzitutto, si deve sempre fare riferimento alle fonti ufficiali – ha aggiunto De Vanna – e considerare sempre gli elementi normativi quando si prende in considerazione l’idea di andare in vacanza. Scelte sconsigliate anche sul piano istituzionale”.
Il centro di Unimore, guidato dal professor Gianfrancesco Zanetti, sta curando una ricerca bibliografica incentrata proprio sugli effetti della pandemia dal punto di vista giuridico, sociologico ed economico: “Faccio riferimento all’acuirsi delle diseguaglianze di genere, al ruolo che la donna ha dovuto assumere in maniera problematica in casa, facendo fronte alla ‘dad’, all’aumento esponenziale della violenza contro le donne durante il lockdown”, ha concluso.
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