REGGIO EMILIA – “Nella nostra città fa effetto vedere negozi sfitti in piazza Del Monte. Si capisce che la situazione è complicata”. A parlare è Dario Domenichini, presidente di Confesercenti. Saracinesche abbassate. Insegne che a singhiozzo, da un anno a questa parte si sono riaccese. Altre invece che, una volta spente, sono state rimosse. A causa di una chiusura definitiva nella quale un ruolo determinante è stato giocato dall‘affitto, vale a dire dal costo fisso più consistente per le attività commerciali.
“Tutti chiedono un aiuto per andare a trattare con la proprietà, però non è che ci siano strumenti legali che possano dare una mano a chi vuole una riduzione dell’affitto. Abbiamo diversi imprenditori in difficoltà, che si vedono costretti a chiudere l’attività perché ovviamente i costi fissi diventano insopportabili“.
Con oltre mille associati nella nostra provincia, tra negozianti e gestori di pubblici esercizi, la Confesercenti ha il polso della situazione. Il prezzo più alto delle chiusure è pagato da chi già era provato dalla concorrenza del commercio elettronico. In tanti si sono visti applicare non solo dilazioni di pagamento dei canoni d’affitto, ma anche tagli consistenti di questa voce di costi: “Una riduzione, quando si tratta di piccoli proprietari, in linea di massima c’è, perché viene capita la situazione. C’è chi ha avuto anche l’affitto dimezzato, ma arriviamo anche a chi non si è visto minimamente ridurre nulla. Tutto è lasciato alla buona volontà della proprietà”.
Di fronte a un muro si trovano soprattutto i titolari punti vendita situati in gallerie commerciali che appartengono a grandi società di gestione immobiliare: “Qui la proprietà essendo legata a fondi di investimento internazionali non lascia spazio ad alcuna riduzione dell’affitto. Una situazione che obbliga tanti ad adire a vie legali per trovare una soluzione in quanto arrivano anche ordinanze di sfratto”.
La legge che regola i contratti risale al 1978. Prevede periodi di sei anni con rinnovo automatico. Un adeguamento della normativa ai giorni nostri è oggetto di richieste da tempo inoltrate al Governo. “Andare a ridurre le tasse al piccolo proprietario che si impegna a ridurre l’affitto al negoziante. Siamo un po’ fermi. A parte il primo lockdown, quando nel primo decreto ristori c’è stato un credito di imposta per alcuni mesi degli affitti”.
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