REGGIO EMILIA – L’obbligo di esibire il certificato verde nei luoghi di lavoro pubblici e privati si applicherà dal 15 ottobre. Ma c’è una categoria che ha ancora più problemi di altre: quella delle colf e badanti.
“La questione vaccini – colf e badanti è da sempre annosa e delicata – le parole di Luca Chierici, segretario provinciale di Filcams Cgil – Ora con il Green Pass lo è ancora di più. Ad esempio, molte di queste persone che sono originarie dell’Est Europa sono vaccinate con lo Sputnik che non è valido per ottenere il Green Pass”.
Vaccinate contro il Covid, ma senza certificazione verde: alcune migliaia di colf e badanti nella nostra provincia, circa un milione in tutta Italia, si trovano in questo limbo. Hanno ricevuto il vaccino russo, ma il siero non è riconosciuto dall’Agenzia europea per i medicinali. Per questo non hanno diritto al Green Pass e dal 15 ottobre per loro diventa complicato lavorare. “Ricevere un altro vaccino è difficile, allora devono fare il tampone ogni due giorni, a spese loro. E’ vero che costa 15 euro, ma non sono persone con stipendi faraonici”, ha aggiunto Chierici.
Nel settore, poi, è alta la percentuale di persone che lavorano in nero. Una parte è in attesa di regolarizzazione da oltre un anno e anche questo è un ostacolo non da poco. “Le emersioni sono cominciate nell’agosto del 2020 – ha spiegato il segretario – Diventa anche un problema sociale, magari una badante che ha i sintomi del Covid non lo dice per paura di perdere il lavoro e la regolarizzazione”.
E chi controlla il certificato verde? Gli anziani accuditi o le loro famiglie? “Non so se un privato cittadino possa farlo – la risposta – Poi, noi vorremmo tutelare questi lavoratori e per questo non siamo per l’obbligo del Green Pass, ma per quello vaccinale. Anche gli anziani e le persone che devono accudire dovrebbero essere vaccinate”.
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