REGGIO EMILIA – Cristian Menozzi, 34enne di Novellara, in questi dieci giorni di permanenza a Chongqing, distretto di Yubei, ha visto solo il viso dell’autista che dall’aeroporto lo ha accompagnato in albergo. Le foto che ci manda della città le ha fatte dalla finestra dall’hotel e comunque elogia la perfetta efficienza, tra cibo, assistenza costante e comunicazioni in tempo reale via WeChat, il Whatssapp cinese. Ha trascorso i 10 giorni di quarantena, prassi per chi arriva da fuori, ma si appresta a trascorrerne altri: per lavoro deve trasferirsi a Beilun, città in lockdown. E’ in Cina per l’azienda metalmeccanica per cui lavora, lo raggiungiamo quando là sono le 22. Il suo futuro prossimo è incerto.
“Tutto è scoppiato in questi giorni, ora capiremo come muoverci. Era previsto di tornare a fine novembre, ora forse la mia permanenza si prolungherà un po’”.
Ha viaggiato parecchio post emergenza Covid: dalla Polonia al Marocco, dalla Moldavia all’Albania, passando da Paesi in cui le mascherine sono scomparse ben prima che in Italia per arrivare qui, dove l’obiettivo del regime è “contagi zero”. “In 10 giorni ho fatto 8 tamponi; penso alla situazione e alle polemiche che ci sono state in Italia al tempo del green pass, tra privacy e altro… qui in Cina tutti, me compreso, per girare devono avere un QR code, è stato imposto”.
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