REGGIO EMILIA – Un settore allo stremo, disperati e senza più ossigeno, così si raccontano gli esercizi pubblici aderenti a Fipe Confcommercio. Tra le misure di emergenza, è stato attivato dall’associazione un numero di telefono per il supporto psicologico agli imprenditori in difficoltà e alle prese con chiusure o parziali aperture e l’incertezza totale su quanto sarà disposto dal 16 gennaio in poi. Gli esercenti reggiani lamentano, a proposito della tassa rifiuti, che i pagamenti avrebbero dovuto esseri ridotti o sospesi per l’inattività mentre ora si assiste ad un rimpallo per queste fatture tra l’Amministrazione comunale e Iren. Il Comune di Reggio – attraverso l’assessora Francesca Sidoli – risponde di aver attivato attraverso la Multiutility la possibilità di una rateizzazione delle bollette che saranno poi compensate nei mesi successivi. Ma il momento è senza dubbio molto complicato, l’Associazione prende a sua volta le distanze dal movimento #Ioapro e le riaperture forzate.
Un sondaggio realizzato nell’ultimo periodo tra gli iscritti, bar e ristoranti, fotografa bene la situazione: oltre la metà degli esercizi pubblici denuncia per il mese di dicembre un calo degli incassi dal 70 al 90%, sull’intero 2020 la percentuale è tra il 40 e il 60%. Alla domanda se sono stati ricevuti i ristori, la metà ha risposto in modo affermativo ma il 44 % li ha ricevuti solo in parte. Poi la nota più dolente: alla domanda se il risultato economico sul 2020 targato Covid comporterà la chiusura, quasi il 40% dei commercianti afferma che non esclude di doverlo fare. Un gettare la spugna che si vorrebbe evitare. Dipendenti in cassa integrazione per il 46% delle attività e licenziamenti che si vorrebbero evitare, il 61% su questo si dice ancora non in grado di valutare.
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