REGGIO EMILIA – Occorre riformare l’intera visione della pandemia di Covid19 e rivederne la gestione, alla luce di uno scenario mutato e di evidenze che sono sotto gli occhi di tutti. La vera emergenza è rappresentata dall’ospedalizzazione di ancora troppi malati gravi. Meno del 2% dei positivi in Emilia Romagna necessita di un ricovero (il 70% è non vaccinato). Pochi? No, in realtà, perché ad oggi in regione si contano 148 posti letto occupati in terapia intensiva e 2.187 negli altri reparti. Numeri che mettono in difficoltà il sistema sanitario, con ricadute pesanti anche sulle mancate prestazioni per tutto ciò che non riguarda il Covid. Questo è l’unico dato che conta, insieme ai decessi ovviamente. Come ridurli? Con la prevenzione, con l’attenzione quotidiana. Ognuno di noi sa come fare la propria parte.
I numeri dei contagiati, esplosi nelle ultime settimane, non devono spaventare se non per la ricaduta statistica sui ricoveri. E per quello occorre ridurre il numero dei positivi. Una riflessione però è d’obbligo. La scienza concorda nel definire assai poco “contagiosi” i positivi asintomatici e vaccinati. Per loro è necessario ridurre il periodo di isolamento, rendere più facile il ritorno alla vita quotidiana, certo con l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 (per tutti). Giusto disporre regole meno restrittive per i vaccinati? Sì, perché solo riducendo il numero di non vaccinati ridurremo i ricoveri in ospedale.
Riceviamo ogni giorno mail e telefonate da asintomatici esasperati dall’attesa dell’sms dell’Ausl per poter fare il tampone con cui ottenere il certificato necessario per interrompere l’isolamento. Attese anche di 15 giorni, perché il banco è saltato e solo negli ultimi giorni la Regione ha cercato di mettere una pezza coinvolgendo le farmacie. Così non è avvenuto a Reggio, dove l’Ausl ha tenuto per sé la gestione dei tamponi di fine isolamento (dei positivi, per intenderci), lasciando alle farmacie solo quelli di fine quarantena.
La vita prosegue e l’Italia non può permettersi nuove chiusure e nemmeno di camminare quando tutti gli altri corrono. Dovremo imparare a convivere con il virus. E con attenzione potremo anche sconfiggerlo con una quotidianità responsabile, senza necessariamente invocare la didattica a distanza o nuovi lockdown. Comportiamoci bene, basterà.