MODENA – Individuate le possibili relazioni tra i fattori metereologici e la diffusione e la gravità del Covid-19: l’innovativo studio è stato condotto dai ricercatori dell’università di Modena e Reggio ed è stato pubblicato su “Environmental Research”, prestigiosa rivista nei settori della Sanità Pubblica e della Medicina Ambientale. E’ la prima analisi di questo tipo condotta a livello nazionale e fa riferimento alla prima e alla seconda ondata della pandemia nel 2020 sull’intero territorio italiano. Il lavoro è stato firmato dagli epidemiologi Marco Vinceti e Tommaso Filippini, dai fisici Erica Balboni e Sergio Teggi e dall’ingegnere Sofia Costanzini.
Gli autori hanno preso in esame l’andamento di temperature, umidità e radiazione ultravioletta comparandolo con quello delle infenzioni, dei ricoveri e dei decessi da Covid-19. E’ stato evidenziato come l’umidità esterna non abbia avuto nessuna sostanziale influenza sulla diffusione e sull’aggressività del virus, mentre una radiazione UV eccedente i 40KJ/m2 ha avuto un effetto inibitorio del Coronavirus, in particolare nella seconda ondata. Diffusione e severità sono diminuite quando la temperatura all’aperto era superiore ai 10 gradi. Dati che suggeriscono una finestra climatica ottimale che può facilitare, a parità di altri fattori, la diffusione o, al contrario, la prevenzione del Covid-19, a prescindere dalle altre misure adottate, come lockdown o vaccinazioni.
Queste osservazioni comportano evidenti implicazioni di sanità pubblica anche nel caso di future, possibili epidemie da virus respiratori.













