REGGIO EMILIA – Durante il periodo critico dell’emergenza Covid-19, con i posti in rianimazione insufficienti e il bollettino di guerra quotidiano dei decessi, l’Ausl aveva attivato un servizio di supporto psicologico.
Questo servizio permetteva a operatori sanitari e semplici cittadini di contattare uno psicologo in grado di offrire loro un supporto telefonico. Le domande più frequenti riguardavano il timore di poter avere contratto il virus anche in assenza di sintomi, la preoccupazione di poter essere veicolo di contagio per le persone anziane, la paura di non riuscire a gestire familiari risultati positivi in isolamento domiciliare, la solitudine, le indicazioni su come poter gestire la comunicazione con i bambini o come dar loro informazioni.
Il servizio è stato sospeso a fine maggio, quando la parabola dell’emergenza era in netta fase discendente. Resta attivo solo il supporto psicologico agli operatori sanitari e agli ex pazienti ricoverati in lungodegenza. Oggi la situazione è mutata: le rianimazioni sono quasi vuote e anche i ricoveri sono calati in modo netto, ma è aumentato il popolo degli asintomatici o dei sintomatici lievi, quelli costretti in isolamento domiciliare per almeno due settimane – ma in molti casi anche per più tempo – in attesa del tanto agognato doppio tampone negativo.
Attualmente, sono 2.200 in Regione, addirittura il 96% dei casi attivi. Un vero e proprio esercito di persone a cui il periodo prolungato di isolamento dalla vita sociale, di lontananza dalla sede di lavoro, di solitudine sempre più spesso è causa di ansia, stress e smarrimento.
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