REGGIO EMILIA – Un progetto di ricerca dell’Azienda Ausl Irccs di Reggio e Unimore ha ricevuto un finanziamento da 738.536,36 euro dal ministero della Sanità per studiare il Covid-19 e ricercare da un lato fattori predittivi della severità della malattia, dall’altro la valutazione del danno cronico polmonare. I risultati di questo studio forniranno le basi per possibili interventi terapeutici mirati. Un obiettivo importante, uno studio che coinvolgerà anche le aziende ospedaliero-universitarie di Modena, Parma e Monza, olre all’Irccs Auxologico di Milano.
Il progetto – dal titolo “Alterazioni dell’endotelio, dei neutrofili e del complemento associate al danno acuto e cronico nella polmonite Covid-19 integrate con approcci di machine learning – è uno dei 10 progetti nazionali finanziati dal Ministero nell’ambito del Bando Ricerca Covid-19. Nella graduatoria finale è stato riconosciuto come quarto migliore progetto nazionale.
Il prof. Carlo Salvarani di Unimore, direttore della Reumatologia dell’Aou di Modena e dell’Ausl di Reggio, è il ricercatore capofila e il team multidisciplinare che collabora al progetto comprende il prof. Andrea Cossarizza, immunologo di Unimore, il prof. Giovanni Guaraldi di Unimore, infettivologo dell’Aou di Modena e la dottoressa Stefania Croci, niotecnologa dell’Ausl di Reggio, oltre al coinvolgimento di esperti in malattie infiammatorie e infettive, pneumologi, radiologi, nonché biologi ed esperti nelle tecniche di “machine learning”.
“La presentazione clinica di Covid-19 – spiega il prof. Salvarani – varia da casi asintomatici a polmonite grave con insufficienza respiratoria che può portare a ventilazione meccanica invasiva fino anche alla morte. I pazienti più critici sviluppano una cosiddetta ‘tempesta di citochine’, caratterizzata dall’aumento di molte citochine infiammatorie che possono produrre danni acuti in diversi organi. L’ipotesi centrale del progetto è che fenomeni trombotici guidati dall’infiammazione (trombosi infiammatoria) si verifichino frequentemente nei pazienti e siano associati a una malattia più grave. Nella prima parte del progetto i ricercatori valuteranno l’attivazione del complemento, l’attivazione dei neutrofili e la disfunzione endoteliale nei pazienti e loro utilità come fattori predittivi di severità della malattia e danno cronico. La seconda parte del progetto, piuttosto innovativa, valuterà il danno cronico polmonare indotto dalla polmonite Covid-19”.

Il polmone è il principale organo bersaglio dell’infezione da Sars-CoV-2 e tale polmonite è causa di mortalità nella fase acuta. Non è chiaro se nei pazienti sopravvissuti persistano lesioni polmonari croniche, né la loro evoluzione.
“C’è la necessità clinica di seguire i pazienti con lesioni polmonari iniziali – aggiunge Salvarani – con tecniche di ‘immagine’ polmonari come la tomografia computerizzata seriale ad alta risoluzione (HRCT) per valutare la persistenza delle lesioni, il tipo di lesione e trattare i pazienti in base alla natura di tali lesioni. Il progetto prevede un follow-up dei pazienti con HRCT polmonare e/o test di funzionalità respiratoria dopo 2-3 e 6 mesi dalla diagnosi di SARS-CoV-2 che sarà eseguito nei soggetti con danno polmonare iniziale più grave (lesioni tipo vetro smerigliato / consolidamento con estensione > 50% del parenchima polmonare alla HRCT basale) e nei pazienti che clinicamente manifesteranno compromissione funzionale polmonare. Sono previsti 700 pazienti. Le immagini al basale e di follow-up verranno confrontate mediante score visivo e analisi automatizzata basata su software (ad esempio software che si basano sulla densità di immagine fino ad algoritmi di deep-learning) per determinare l’evoluzione delle anomalie polmonari correlate alla polmonite COVID-19, con particolare attenzione alla potenziale insorgenza di fibrosi polmonare”.
Sono già stati scansionati con HRCT 3000 soggetti e sono già stati raccolti oltre 350 campioni di plasma e siero e 200 campioni di cellule mononucleate del sangue periferico da pazienti positivi al momento della diagnosi. I risultati di questo studio forniranno la prova che la perturbazione endoteliale è il punto critico che determina il danno del polmone e degli altri tessuti/organi nei pazienti Covid-19, gettando le basi per possibili interventi terapeutici mirati.
Inoltre, nel caso in cui i dati preliminari sull’attivazione del complemento e l’ipotesi che i neutrofili abbiano un ruolo nell’infezione da Sars-CoV-2 verranno confermati, sarà fornito il razionale per l’uso di farmaci che bloccano il complemento o i neutrofili in Covid-19.
Intervista a Carlo Salvarani, direttore di reumatologia Unimore, realizzata da Daniela Grassi
Reggio Emilia Modena ausl reggio emilia ricerca Policlinico di Modena Carlo Salvarani covid19 danni cronici cure Covid19










