BOLOGNA – Secondo i risultati ottenuti, per mantenere sotto controllo i nuovi ricoveri anche nella “fase due” che partirà dal 4 maggio, in Emilia Romagna occorrerebbe dimezzare nei prossimi mesi il numero medio di contatti interpersonali giornalieri per ogni cittadino rispetto a quelli pre epidemia.
Un progetto coordinato dall’università di Bologna e dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) ha elaborato diversi possibili scenari di impatto delle misure di distanziamento sociale sulle ospedalizzazioni da Covid-19. Lo studio utilizza un modello matematico inizialmente sviluppato per il contesto cinese e poi adattato dai ricercatori all’ambito lombardo e a quello emiliano-romagnolo, utilizzando i dati dell’epidemia resi disponibili dalla Protezione civile.
I diversi scenari ipotizzati si basano sulla riduzione del numero di contatti interpersonali che i cittadini possono avere nella loro vita quotidiana. Partendo da una condizione di normalità, con una media di 15 contatti al giorno per persona, in Emilia Romagna si riuscirebbe a tenere sotto controllo le ospedalizzazioni per Covid-19 riducendo il numero medio di contatti di circa il 50%. Diversa, invece, la situazione in Lombardia, dove il numero medio di contatti interpersonali andrebbe ridotto dell’80%per non dover applicare nuove misure di quarantena fino all’estate.
Secondo gli studiosi, il sistema sanitario misto dell’Emilia Romagna, basato sia sugli ospedali che su reti di supporto territoriali, potrebbe invece aiutare a gestire meglio la diffusione dell’epidemia.
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