REGGIO EMILIA – Nella situazione in cui ci troviamo, parlare di cauto ottimismo pare fuori luogo. Eppure, si può secondo il professore di Igiene Marco Vinceti, che per l’università di Modena e Reggio guida un gruppo di lavoro che sta ragionando sull’andamento dell’epidemia in questa seconda fase rispetto alla prima.
Si può parlare di una certa immunità di popolazione rispetto al Covid. Non è un dato scontato, visto che c’era e c’è ancora chi sosteneva che l’immunità sparisse in poche settimane dalla guarigione. Se così non fosse, al netto dei comportamenti di prevenzione delle singole persone, non si spiegherebbe come mai nelle zone che furono drammaticamente colpite nella prima fase adesso si stia assistendo a un’incidenza del contagio inversamente proporzionale.
Parma e Piacenza ad esempio, vicine a noi r cuore del virus a primavera, hanno mantenuto un’incidenza pressoché identica. E Reggio Emilia, molto colpita tra marzo e maggio, con 930 casi ogni 100mila abitanti, adesso è cresciuta statisticamente poco nel contagio, con l’incidenza che è di 1.513 casi ogni 100mila abitanti. “Tutto ciò – dice il prof. Vinceti – ha a che fare con una immunità umorale o cellulare che evidentemente si è stabilita nelle aree più colpite nella prima ondata”.
Siamo distantissimi dall’immunità di gregge, che si attesta sul 50/70% di popolazione immune, ma sono dati che danno una certa speranza per il futuro, confermati anche dal fatto che la fascia d’età più colpita in primavera sia stata adesso, in proporzione, meno interessata dalla malattia.
C’è da dire che gli anziani, proprio per la memoria sociale, hanno continuato a mettere in atto le buone abitudini di prevenzione che li stanno proteggendo di più. Gli esperti fanno risalire l’inizio di questa seconda ondata tra Ferragosto e i primi di settembre. “Speriamo che questa tendenza recentissima faccia dire che siamo arrivati al picco o che ci siamo vicini”, ha concluso Vinceti.
L’università di Modena e Reggio è continuamente al lavoro su vari fronti: recentemente è stata scelta, assieme ad altre realtà, dall’Agenzia europea spaziale, per capire nel prossimo anno come gli strumenti satellitari possano essere utili a monitorare l’andamento dell’epidemia.
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