Coronavirus, zona rossa estesa anche a Reggio, Parma e Modena: cosa dice il decreto
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ROMA – Le nuove misure urgenti in fase di approvazione sul tavolo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, estendono a buona parte del Nord Italia la cosiddetta “zona rossa” per il contenimento del Coronavirus: la bozza pubblicata attorno alle 20.30 da Repubblica estende l’area di contenimento del contagio a “Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria”.
Zone nelle quali occorre – si legge testualmente – “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori […] salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”. E, al punto, secondo, si raccomanda “fortemente” a tutti i soggetti “con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5 gradi centigradi) […] di rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante”.
Sempre nella bozza si parla di misure straordinarie valide “fino al prossimo 3 aprile”. Una serrata senza precedenti che fa seguito all’appello diffuso in serata dall’Assessore regionale ad interim Sergio Venturi, che rivolgendosi in particolare agli anziani ha chiesto di “evitare la socialità […] in modo da non trasformare Parma in una nuova Piacenza”.
In Regione i casi hanno superato quota mille, 1.010 per l’esattezza, e a livello nazionale quota 5.000.
La Regione però chiede tempo, e anche di rendere uniforme il provvedimento su tutto il territorio. Il governatore Bonaccini precisa. ”
Abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal Ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm con le misure ulteriormente restrittive anti-Coronavirus. Talune di queste prefigurano agli occhi di molti la possibile introduzione di una grande “zona rossa”, estesa dalla Lombardia a diverse province dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Non è propriamente così, ma alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione. C’è addirittura chi ci sta chiedendo se lunedì potrà recarsi o meno al lavoro o se verrà introdotto il fermo produttivo.
Ben comprendendo che queste nuove limitazioni sono dettate da indicazioni imprescindibili del Comitato tecnico-scientifico e condividendo l’obiettivo di contenere con ogni mezzo la diffusione del virus, riteniamo necessario poter meglio valutare la coerenza dei provvedimenti, che impattano peraltro in modo disomogeneo sul nostro territorio regionale.
Per queste ragioni ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise”.