REGGIO EMILIA – L’obiettivo per biblioteche e Musei Civici è il 18 maggio. Il tavolo tecnico istituito dal Comune sta lavorando per poter riaprire da quel giorno biblioteche e Musei Civici, garantendo il distanziamento sociale e il rispetto delle norme igieniche, al contempo ideando una rinnovata programmazione.
“E’ una strategia in continuo cambiamento – ha detto Annalisa Rabitti, assessore alla Cultura – perché ci cambiano continuamente le basi sulle quali ragionare, per la ripresa serviranno fondi regionali e statali, e non solo comunali, la strategia dovrà rivolgersi ad un pubblico molto vasto, non potrà rivolgersi solo agli adulti ma dovrà comprendere anche bambini, disabili e anziani che sono le categorie che più hanno sofferto in questo periodo”.
Il sistema delle biblioteche cittadine è complesso, conta più di 100 dipendenti. Si sta pensando ad una riapertura al pubblico con fasce orarie programmate. Gli accessi alla Panizzi saranno riorganizzati, anche nelle sedi decentrate non sarà possibile fermarsi a consultare i libri, che una volta ri-consegnati dovranno affrontare una sorta di quarantena di alcuni giorni.
Ai Musei Civici si potranno visitare solo le esposizioni classiche. Annullate le attività didattiche rivolte alle scuole, si sta pensando a progetti digitali. La Fondazione Palazzo Magnani, invece, sta lavorando per ripartire con la programmazione in autunno. Dal 18 maggio, le sedi espositive potranno riaprire ma a Reggio non ci sono mostre in corso. In questo periodo avrebbero dovuto esserci le iniziative di Fotografia Europea, che è stata annullata. Sono state avviate collaborazioni anche con altri paesi europei. Tutto, dunque, resta collegato all’andamento mondiale della pandemia.
Situazione ancora in sospeso per cinema e teatri, nei quali distanziamento tra spettatori è molto difficile: realtà che stanno soffrendo tantissimo in questa fase di emergenza. Intanto, si sta delineando una nuova forma di Restate dedicata al momento che stiamo vivendo: “L’emergenza produce una quotidianità diversa da quella a cui eravamo abituati – ha concluso la Rabitti – e qual è il ruolo della cultura se non quello di rielaborare questa nuova dimensione?”.
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