REGGIO EMILIA – In un precedente servizio, Tg Reggio aveva parlato dell’alto numero di denunce pervenute all’Inail dalla nostra provincia per presunte infezioni Covid contratte sul lavoro. Al termine dell’emergenza, è stato fatto un bilancio generale.
“Il numero di casi che riceviamo al giorno è diminuito, stiamo cercando di capire se la cosa è stazionaria”, ha riferito Rossana Gilioli, dirigente medico Inail di primo livello. Tra i vari indicatori che confermano come l’epidemia pare abbia tirato il freno c’è il numero di denunce che pervengono all’Inail di Reggio per presunta infezione da Covid contratta sul luogo di lavoro.
Erano arrivate a essere 25 al giorno, nel pieno del contagio e nel momento in cui si è stati in grado di aumentare il numero di tamponi; adesso sono sotto alla decina, anche se non tutte le segnalazioni iniziali sono poi risultate essere infezioni da Coronavirus. La provincia di Reggio Emilia rimane comunque quella col più alto numero di casi denunciati in regione: oltre 300. Già in passato la “causa virulenta” è stata equiparata alla “causa violenta”, che è l’elemento fondamentale perché una malattia sia riconosciuta come infortunio sul lavoro. Pensiamo all’Aids o all’epatite. Nonostante questo, di fronte al Covid anche all’Inail si fanno i conti da mesi con pagine tutte da scrivere.
“Non è possibile effettuare nessun paragone con dei precedenti, è una novità assoluta – ha spiegato la Gilioli – Per agevolare la trasmissione della certificazione abbiamo accettato documentazione anche su modulistica non Inail”. I sanitari, intendendo anche chi si occupa di manutenzione o delle pulizie nei luoghi di cura, e le persone addette ai front office, le categorie in assoluto più colpite.
Le prestazioni che l’Inail eroga vanno dalla diaria per il periodo di assenza dal lavoro all’indennizzo per danni residui, che sono ovviamente da valutare caso per caso in base alle tabelle di legge e che tengono conto di tutto, dall’età dell’infortunato alla base stipendiale. Anche dal punto di vista dell’eventuale responsabilità del datore di lavoro la normativa è recentissima e in evoluzione. “Il riconoscimento di origine professionale dell’infezione non è automaticamente correlabile con l’imputabilità del datore di lavoro – ha concluso la Gilioli – che si configura solo quando c’è una violazione di norme e di leggi”.
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