REGGIO EMILIA – La sola cassa integrazione ordinaria costerà 100 milioni di euro alle casse dello Stato per il mese di aprile nella nostra provincia. Poi, c’è da aggiungere quella in deroga autorizzata dalla Regione, che aumenta di un altro buon 30% questa cifra.
I costi del fermo produttivo causato dalla pandemia di Covid-19 sono sempre più impressionanti. Per quanto concerne la cassa integrazione ordinaria, mentre nell’aprile 2019 erano state autorizzate in provincia solo 68.737 ore, nell’analogo mese del 2020 sono diventate 9.848.000, cioè 140 volte di più.
Il fermo produttivo ha pesato nel settore della metalmeccanica per 6.219.695 ore, in quello ceramico per 858.078 ore, in quello dell’abbigliamento per 775.381 ore, in quello della chimica e materie plastiche per 504.547 ore, con cifre a seguire per gli altri comparti. Il conto dei costi è presto fatto, considerando che il rimborso medio per un’ora di cassa integrazione è di 10 euro, si arriva a 100 milioni.
C’è poi da aggiungere la cassa integrazione in deroga, quella destinata ai dipendenti delle piccole imprese artigiane e del commercio. E’ autorizzata dalla Regione e pagata dall’Inps. La Regione Emilia Romagna ha diffuso i dati relativi al periodo compreso fra il 6 aprile e il 20 maggio 2020. Per la provincia di Reggio Emilia si tratta di 4.305 domande inviate, che riguardano 13.882 lavoratori per un totale di 3.739.995 ore.
Un crollo di questa portata non si era verificato neanche nei momenti più critici delle crisi economiche precedenti. La speranza, però, è che il peggio sia passato. Per il mese di maggio non ci sono ancora dati sulla cassa integrazione ordinaria, ma il 4 hanno ripreso l’attività tutte le imprese manifatturiere. Il 18 maggio, poi, il via libera ha interessato negozi, bar, ristoranti e servizi alla persona anche se non tutti hanno riaperto. Si spera che le cifre della cassa integrazione a fine mese risultino ridimensionate.
Gian Piero Del Monte
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