REGGIO EMILIA – “Tra marzo e aprile – dice Eugenio Bertolini, direttore di Ireti – abbiamo messo in rete circa sette miliardi e mezzo di litri di acqua, che rappresenta più o meno l’identico valore che abbiamo messo in rete nel 2019″.
L’emergenza Coronavirus non ha avuto riflessi sulla funzionalità della nostra rete acquedottistica: Iren ha adottato smart working e misure di distanziamento negli uffici e ha dotato i tecnici che intervengono sugli impianti di mezzi e tablet. “Il personale non passa più all’interno degli spogliatoi aziendali – ha aggiunto Bertolini – ma di fatto la mattina prende servizio da casa con le indicazioni di lavoro da parte delle strutture tecniche, attraverso sistemi digitali”.
Non si sono fermati neppure i cantieri che hanno coinvolto molte imprese reggiane. “Abbiamo colto l’occasione – ha proseguito Bertolini – di realizzare alcuni interventi che ci portavamo dietro da tempo e che richiedevano lavori su viabilità molto frequentate. La riduzione pesante del traffico ci ha consentito di realizzare interventi che avremmo dovuto rimandare all’estate o addirittura all’anno prossimo”.
Tra le tante domande che il Coronavirus ha suscitato ci sono anche quelle che riguardano la sicurezza dell’acqua potabile. “E’ assolutamente sicura – ha concluso – Non c’è sostanzialmente la presenza del virus all’interno dell’acqua. Teniamo presente che a Reggio Emilia l’85% dell’acqua distribuita proviene da falde sotterranee e, in più, l’acqua viene clorata. D’altra parte, ci hanno sempre rassicurato sul fatto che l’infezione avviene per via respiratoria e non attraverso altre sostanze”.
Ma i maggiori costi comportati dall’emergenza avranno un riflesso sulle tariffe? “I maggiori costi che abbiamo sostenuto sono legati ai temi del distanziamento, all’incremento dei dispositivi di protezione individuale, ai sistemi di pulizia degli spazi di lavoro e degli impianti, ma parliamo di un aumento marginale che di fatto non sarà sensibile per quello che riguarda la tariffa”.
Paolo Borciani
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