Il triennio 2020-2022 ha visto la sanità regionale alle prese con un divario cronico fra entrate e uscite. Questo gap – pari a 1 miliardo di euro in tre anni – è stato coperto dalla Regione con fondi propri. Una scelta obbligata, dal momento che i finanziamenti nazionali alla sanità non sono stati sufficienti a sopperire ai costi extra generati prima dall’emergenza Covid e poi dal caro bollette.Ma come hanno chiarito con toni allarmati sia l’assessore Raffaele Donini, sia la Corte dei Conti, le operazioni di copertura del disavanzo con fondi regionali non saranno ripetibili l’anno prossimo. E’ dunque necessario contenere al massimo le perdite del 2023. Se questo non succederà, ci sono solo due scenari: o un aumento dei trasferimenti nazionali o un drastico taglio della spesa sanitaria.
I costi del Servizio sanitario nazionale grande incognita per il futuro
26 luglio 2023
Alla fine del 2018 fu celebrata anche nella nostra provincia una ricorrenza importante: i 40 anni dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale. Ora quella conquista storica è a rischio
REGGIO EMILIA – Il 2023 potrebbe essere l’ultimo anno del Servizio sanitario nazionale così come lo abbiamo conosciuto. Per l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini al Fondo sanitario nazionale mancano 5 miliardi di euro, di cui 375 milioni per l’Emilia-Romagna. Secondo la sezione regionale della Corte dei Conti, in Emilia-Romagna c’è uno squilibrio strutturale fra costi della sanità e risorse a disposizione che non è più sostenibile.
Nel 2022 la spesa sanitaria regionale è stata pari a 10,6 miliardi ed è stata gonfiata da una serie di fattori avversi. I costi della campagna vaccinale e della gestione del post Covid sono stati pari a 517 milioni di euro. I costi delle utenze sono balzati da 188 milioni a 314. Anche la spesa farmaceutica è cresciuta a 1,775 miliardi: 97 milioni in più rispetto al 2021.