REGGIO EMILIA – A quasi 90 giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina, si lavora per cercare di trovare una mediazione che porti a fermare l’uso delle armi. Incessante il lavoro di tanti volontari e delle associazioni nei territori di confine da dove passano i rifiugiati. Il racconto di una responsabile della ong We World.
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Chisinau in Moldavia e Reni, nella regione di Odessa. Sono i territori nei quali sta operando We World l’organizzazione non governativa italiana indipendente nella quale operano molti volontari emiliani. L’assistenza a donne e bambini rifugiati è da mesi il loro impegno. Attività sostenute da donazioni, oltre che da un finanziamento da parte della Regione.
“Abbiamo creato dei punti gioco e degli spazi adatti ai più piccoli all’interno dei centri di accoglienza – racconta Stefania Piccinelli, Responsabile dei progetti internazionali – Forniamo un sostegno psicosociale in quanto tutti hanno subito un forte trauma”.
Le scuole e gli asili sono stati trasformati in luoghi di accoglienza. Nelle parole di Stefania riecheggia il ricordo di chi ha vissuto l’inizio del conflitto e sente ancora nelle orecchie quelle cupe sirene che anticipano i bombardamenti. “Noi lavoriamo in un dormitorio per studenti e in tre asili – spiega – luoghi che non erano pronti ad accogliere centinaia di persone. C’era bisogno di tutto, dai materassi, ai frigoriferi. E in più abbiamo equipaggiato i bunker per riuscire a mettere in salvo le persone”.
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