ROMA – La Corte Costituzionale ha detto sì al processo nei confronti di Carlo Giovanardi, nonostante lo “scudo” del Senato. Al centro della vicenda le presunte pressioni alla prefettura e alle forze dell’ordine sul caso dell’ammissione nella white list antimafia della ditta Bianchini di San Felice, impegnata nella ricostruzione post sisma dopo il terremoto che colpì l’Emilia nel 2012.
Un caso di ormai 10 anni fa che ora si riapre. Con una sentenza pubblicata lunedì, la Consulta ha stabilito che che i reati contestati non possono essere ricondotti a semplici opinioni annullando di fatto quanto deciso dal Senato nel 2022, ovvero che le condotte del politico modenese erano insindacabili perché comprese nelle prerogative di un parlamentare, bloccando così il processo. Le accuse rivolte a Giovanardi dai pm modenesi Bombana e Amara sono di minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato, rivelazione di segreti d’ufficio e minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. In sostanza, il senatore è accusato di aver effettuato pressioni indebite sulla Prefettura di Modena, affinché ammettesse all’interno della white list antimafia la ditta di San Felice sul Panaro, in modo che questa potesse regolarmente partecipare agli appalti per la ricostruzione post sisma.
Si legge nella sentenza: “La prospettazione di un male al fine di coartare la volontà di un pubblico ufficiale o di un esponente di un corpo politico o amministrativo, onde costringerlo a compiere un atto contrario ai propri doveri d’ufficio, è una condotta che – ove provata – integrerebbe un tipo di dichiarazione che non è espressiva di alcuna opinione, bensì è puro strumento di coercizione, alternativo alla violenza, sì da rilevare alla stregua di un mero comportamento. D’altro canto, non è compatibile, sul piano funzionale, con la prerogativa della insindacabilità, finalizzata a preservare l’autonomia del potere politico, il ricorso a condotte coercitive rispetto all’esercizio di altri poteri dello Stato. Non è dato rivendicare la prerogativa della insindacabilità e, dunque, difendere l’autonomia della funzione parlamentare rispetto a condotte vòlte a far deviare dai doveri d’ufficio esponenti di altri poteri dello Stato e a comprimere la loro discrezionalità”. Gli atti ora torneranno a Modena e il processo riprenderà.
Modena processo white list Carlo Giovanardi