REGGIO EMILIA – C’è un mistero nell’inchiesta della Procura di Genova sulla corruzione in Liguria che ha portato agli arresti il presidente della Regione Giovanni Toti e l’ex presidente dell’autorità portuale del Mar Ligure Occidentale e attuale Ad di Iren Paolo Emilio Signorini, sospeso dalla compagnia energetica dopo i provvedimenti della magistratura.
Il mistero riguarda proprio Signorini, o meglio i suoi conti bancari e le sue disponibilità economiche. Perché?
Il sequestro di 103mila euro disposto, nei confronti del manager, dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova Paola Faggiani è infatti andato a vuoto: secondo quanto emerso la Guardia di Finanza ha trovato nella sua disponibilità finanziaria poco o nulla.
Un fatto sorprendente se si considera che Signorini da presidente del porto percepiva uno stipendio pari a circa 230mila euro annui e che il suo compenso annuo in Iren (incarico assunto nell’agosto scorso), risulta pari a 405mila euro lordi, estensibili a oltre 600mila euro, grazie ai bonus, in caso di raggiungimento di una serie di obiettivi (ma in questo caso si tratta di premi che sarebbero eventualmente arrivati più avanti).
Dalle intercettazioni è emerso come lo stesso Signorini si lamentasse della scarsissima liquidità in suo possesso.
Il tenore di vita del manager era molto elevato e l’ipotesi che spendesse somme consistenti in puntate al casinò e lussi vari, al di là dei costosi omaggi dell’imprenditore Aldo Spinelli, é realistica. Gli inquirenti, tuttavia, vogliono vederci chiaro, per cui le Fiamme Gialle stanno passando al setaccio i conti correnti del dirigente ora in carcere per capire se possano esserci stati negli ultimi tempi dei movimenti di capitali anomali o sospetti.