QUATTRO CASTELLA (Reggio Emilia) – L’ex campione del mondo, il calciatore Vincenzo Iaquinta, si sfoga sui social network e protesta per le condizioni del padre, rinchiuso nel carcere di Voghera dopo essere stato condannato a 19 anni nel processo Aemilia.
***
Continua a difendere il padre Giuseppe Vicenzo Iaquinta, ex calciatore della Juventus e campione del mondo nel 2006, originario della Calabria ma reggiano d’adozione. Questa volta lo fa rivolgendosi direttamente al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Giuseppe Iaquinta è rinchiuso nel carcere di Voghera, in provincia di Pavia, dopo la condanna in primo grado a 19 anni nel maxi processo Aemilia contro le infiltrazioni della ‘Ndrangheta al nord. Vincenzo rivolge al premier e al ministro della Giustizia un appello affinché capiscano le condizioni dei detenuti in questo momento di emergenza dovuta al Coronavirus. E pubblica – sul suo profilo Instagram – un disegno fatto a mano: una piantina della cella dov’è rinchiuso il padre. “Partendo dal presupposto che mio padre è innocente, questo è il disegno di una cella del carcere di Voghera. Come si fa a mantenere la distanza di sicurezza?’ scrive. Non è la prima volta che l’ex campione del mondo, che abitava con la famiglia Quattro Castella, difende il padre. Il 28 marzo scorso, sempre sullo stesso social network, aveva pubblicato una foto di Giuseppe con in mano il trofeo conquistato dal figlio. ‘La gente parla, si lamenta perché chiusi in casa forzati, con tutti i confort, con le proprie famiglie – aveva scritto – beh potreste anche smetterla… Sedetevi un attimo e riflettete che c’è chi chiuso in quattro mura gelide, alte vecchie e sporche deve stare per un’ingiustizia, quella è la vera tortura’. Secondo i giudici della corte di Aemilia però Giuseppe Iaquinta era una figura strategica dell’ndrangheta emiliana ed è stato condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso. Rimbalzato su tutti i media nazionali lo sfogo di Vincenzo, uscito dall’aula bunker del tribunale di Reggio, durante la lettura della sentenza. Difesi dall’avvocato Carlo Taormina gli Iaquinta hanno presentato ricorso. Ora il processo d’Appello a Bologna è sospeso proprio per l’emergenza coronavirus. Vincenzo, condannato a due anni per detenzione illegale di armi è stato invece riconosciuto estraneo all’associazione ‘ndranghetista: anche quella volta aveva soltanto aiutato il padre.
Covid19 e rischio contagio in carcere: si cercano strutture alternative
Reggio Emilia processo Aemilia Giuseppe Iaquinta Vincenzo Iaquinta coronavirus emergenza coronavirus covid19Processo Aemilia: lo sfogo di Vincenzo Iaquinta e del padre Giuseppe. VIDEO