BOLOGNA – La Regione Emilia Romagna cerca di intervenire in modo efficace sul problema della difficile reperibilità di mascherine. Lo fa mettendone a disposizione gratuitamente tre milioni. Un milione sono destinate al sistema delle imprese. L’intento è quello di incentivare il più possibile l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, soprattutto nei luoghi chiusi come i servizi essenziali e gli esercizi di vendita, a partire dai negozi di alimentari.
A partire da mercoledì, la fornitura verrà distribuita ai Comuni tramite la rete della Protezione civile regionale dei Coc, i Centri operativi comunali. I Comuni provvederanno quindi a rendere disponibili le mascherine attraverso le modalità che riterranno più efficaci e che potranno passare anche per le farmacie e parafarmacie o punti come edicole e tabaccherie.
“Siamo abituati a parlare con fatti concreti e realizzabili- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini– e lo stesso proviamo a fare in questo caso. Mettiamo subito a disposizione un numero di mascherine pari a tre emiliano-romagnoli su quattro, con l’obiettivo di proseguire a farlo sulla base di quelle che saranno le reali esigenze e dopo aver garantito i dispositivi di protezione in primo luogo a chi è in prima linea ogni giorno, e cioè gli operatori sanitari e socioassistenziali. Senza proclami, intendiamo continuare a fare tutto ciò che è possibile e necessario fare per fermare il contagio”.
E’ infatti prevista la possibilità di aggiungere nuove forniture per i cittadini nei giorni successivi, in base a un monitoraggio delle reali esigenze e sulla base dell’approvvigionamento dei dispositivi sia dal livello nazionale, vista l’intenzione del Governo di procedere con sempre maggiori quantitativi, sia dalla produzione regionale, oltre che delle commesse che la Regione sta realizzando in prima persona. Prima di tutto, però, si continuerà a lavorare per garantire in primo luogo la fornitura di mascherine e dispositivi di protezione individuale a tutto il personale sanitario, dei servizi socioassistenziali (Case riposo anziani e Case famiglie) e delle professioni sanitarie. La sicurezza di chi lavora in prima linea resta la priorità.
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