REGGIO EMILIA – “Vedo dei segnali di stanchezza, più persone in circolazione“, dice il prefetto di Reggio Maria Forte. Un mese fa l’inizio delle restrizioni per limitare la diffusione del coronavirus anche nella nostra provincia, un po’ a fatica recepite e rispettate. Adesso il cedimento non è ammesso. Abbassare l’asticella avrebbe conseguenze.
“Dobbiamo perseverare, non molliamo adesso, rischiamo di vanificare tutto”, dice ancora il prefetto. Tutto quello che è stato ottenuto “con grande senso di responsabilità, del territorio, degli operatori sanitari e delle forze di polizia”.
Per il fatto di un certo rilassamento emerso, i controlli aumenteranno “soprattutto a Pasqua e Pasquetta. So che il sole invoglia ad uscire ma abbiamo un risultato da raggiungere”.
Tra le forze dell’ordine, diversi gli agenti del reparto prevenzione e crimine che sono andati ad aiutare in Lombardia in supporto ai colleghi di Lodi. Maria Forte definisce responsabili anche gli imprenditori reggiani, impegnati a decifrare e rispettare i decreti. Circa 22 mila le attività produttive considerate essenziali e che quindi hanno potuto tenere aperti i battenti, senza bisogno di documentazione ulteriore. Altre 1470 che fanno parte della filiera legata alle attività necessarie non hanno mai chiuso, ma hanno dovuto inviare comunicazione alla Prefettura, che ne ha controllate ad ora 400. Sono poi arrivate 70 istanze da parte di quelle aziende dell’aerospazio, della difesa e della rilevanza strategica che necessitano a loro di autorizzazione. A 4 questa autorizzazione è stata data, per le altre è emerso un errore nel senso che l’istanza non era necessaria già in partenza.
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