REGGIO EMILIA – Zoppica l’accordo promosso dalla Regione per l’anticipazione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori delle aziende in difficoltà per l’emergenza coronavirus. Soltanto nella nostra provincia sono più di 5.150 le imprese che hanno presentato domanda di accesso a cassa integrazione ordinaria e straordinaria e fondo di integrazione salariale, per un totale di circa 64mila addetti. La logica del protocollo firmato il 30 marzo scorso da sindacati, associazioni d’impresa e banche è semplice: per stringere i tempi, le banche anticipano i soldi ai lavoratori con aperture di credito a tasso zero e a costo zero e recupereranno le somme elargite quando sul conto arriveranno i versamenti dell’Inps.
Firmato l’accordo, però, le banche si stanno muovendo in ordine sparso. Alcuni istituti, attenendosi alla lettera e allo spirito del protocollo, anticipano le somme sulla base di una comunicazione dell’azienda che attesta la quota di integrazione salariale spettante al lavoratore. Emilbanca, ad esempio, ha già liquidato 400mila euro a 94 imprese. Al datore di lavoro e al dipendente basta compilare un modulo che si trova anche sui siti internet dei sindacati. Altre banche – è il caso ad esempio di Unicredit – fanno invece partire la procedura di anticipazione solo ed esclusivamente se viene loro consegnato il Modello SR 41, un documento con il quale l’Inps attesta che l’azienda ha chiesto gli ammortizzatori sociali per quel lavoratore.
Siccome però molte imprese non hanno ancora ricevuto il Modello SR 41 dall’Inps, il finanziamento non viene attivato e migliaia di lavoratori restano senza sostegni al reddito. L’accordo del 30 marzo non fa nessun riferimento al Modello SR 41, ma all’articolo 4 si legge che “l’erogazione del finanziamento è comunque vincolata alla valutazione positiva della banca”. Sta di fatto che condizionare l’apertura di credito alla consegna di dichiarazioni Inps che ancora non ci sono ha come effetto quello di ritardare l’erogazione delle somme. E ritardare è il contrario di anticipare.
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