REGGIO EMILIA – Sono riprese nella giornata di oggi le agitazioni dei detenuti nella casa circondariale de La Pulce: rifiuto di rientrare dall’ora d’aria e lanci di oggetti incendiati nei corridoi. Proteste che prendono spunto dalle misure di contenimento del coronavirus.
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Le prime proteste di oggi sono iniziate nella tarda mattinata, quando i detenuti di due sezioni, una quarantina in tutto, non coinvolti nella violenta protesta di domenica, hanno rifiutato di rientrare dall’ora d’aria. Una protesta pacifica, che si è risolta con l’intervento degli agenti della polizia penitenziaria che li hanno ricondotti uno a uno nelle celle, vincendo la loro resistenza passiva.
Intorno alle 14,30 è stata poi la volta dei detenuti protagonisti della rivolta di ieri, che erano ancora richiusi nelle celle ed hanno iniziato a incendiare oggetti e a lanciarli nei corridoi: gli agenti sono dovuti intervenire a più riprese con gli estintori per domare le fiamme mentre il fumo invadeva i locali. La situazione si è risolta intorno alle 17,00, quando è iniziato il trasferimento ad altre strutture carcerarie di un gruppo di detenuti, quelli giudicati più attivi nella protesta.
Nel carcere reggiano domenica pomeriggio la rivolta aveva coinvolto circa 150 detenuti che avevano devastato tre sezioni del carcere, danneggiando suppellettili e appiccando diversi incendi. Solo intorno alla mezzanotte era tornata una relativa calma e i detenuti erano stati fatti rientrare nelle celle.
La protesta ha preso spunto da provvedimenti legati al contenimento del coronavirus tra cui la sospensione dei colloqui personali. Sta coinvolgendo oltre trenta carceri italiane ed ha visto momenti di grande tensione come a Modena, dove i detenuti si sono impossessati del carcere, devastandolo e hanno tentato un’evasione di massa. Sei detenuti sono morti, sembra a causa di overdose di farmaci razziati dall’infermeria, ma su questo aspetto è in corso un’inchiesta della Magistratura.
Il coronavirus ha fatto da detonatore ad una situazione del nostro sistema penitenziario che da tempo è al limite del collasso per sovraffollamento e condizioni strutturali precarie. Basti pensare che il carcere di Reggio Emilia, ospita più di 400 detenuti, mentre era stato progettato per 250: per contro gli agenti della polizia penitenziaria sono sotto organico di diverse decine di unità. In una lettera giunta oggi alla nostra redazione, e inviata dal carcere il 5 marzo scorso, un detenuto auspica che si faccia come in IRAN, dove sembra che, a causa del coronavirus, siano stati liberati 57mila detenuti.
Paolo Borciani
Reggio Emilia carcere rivolta coronavirus covid19Coronavirus, rivolta anche nel carcere di Reggio Emilia: due sezioni distrutte