REGGIO EMILIA – “Viene a meno il contatto con il paziente, poiché i famigliari sono generalmente a casa in quarantena. E’ qualcosa di molto pesante da sopportare. Quando i parenti non sono in quarantena e non infrangono, dunque, nessuna regola, abbiamo cercato di farli entrare soprattutto per i pazienti in fase terminale. Purtroppo, ci è stato possibile solo in pochi casi”.
Le parole sono Marco Massari, direttore del del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santa Maria Nuova. I medici di quel reparto sono stati fin da subito in prima linea contro il Coronavirus, accogliendo chi arrivava dai pronto soccorso. Non solo persone anziane, negli ultimi giorni l’età media si è abbassata e tra i contagiati aumentano le persone tra i 40 e 50 anni: “Sono soggetti che stanno a casa nei primi giorni, con sintomi anche poco impegnativi – ha spiegato Massari – ma che poi in 5-7 giorni diventano insistenti”.
Il vaccino è ancora lontano, anche se i più prestigiosi centri medici del mondo ci stanno lavorando. Farmaci antivirali per il Covid-19 al momento non ne esistono, si sta cercando di arrestare la risposta infiammatoria che l’organismo scatena contro il virus. I medici di base possono somministrare farmaci negli ambulatori Covid. Dal Santa Maria Nuova è partito uno studio incentrato sul Tocilizumab, utilizzato nei casi di artrite reumatoide: “Stiamo valutando l’effettiva efficacia del farmaco – ha concluso Massari – L’impressione è che sia da utilizzare quando il percorso infiammatorio è agli inizi, prima cioè che il paziente sia costretto ad andare in terapia intensiva”.
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