REGGIO EMILIA – Lo sport italiano potrebbe essere a porte chiuse fino alla fine dell’anno. Niente tifosi e spalti vuoti dal calcio al basket per arrivare anche ai campi e alle palestre di provincia.
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Si preannuncia una situazione surreale, ma inevitabile, per il mondo dello sport, che di per sé è spettacolo, divertimento e condivisione sociale. In un momento in cui, anche una volta allentate le rigide prescrizioni attuali, sarà importantissimo evitare ancora a lungo assembramenti e contatti ravvicinati, è evidente come non ci si possa permettere di radunare tanta gente in ambienti circoscritti come stadi e palazzetti dello sport. Per questo, se da un lato alla fine di maggio è prevista la possibilità di ripartenza delle attività sportive di squadra e tra giugno e luglio la riapertura dei centri sportivi – ma solo per sport individuali o lezioni con basso assembramento – dall’altro è molto probabile che si vada verso la soluzione di far giocare le partite a porte chiuse in tutto lo sport italiano fino al nuovo anno. Niente tifosi al Città del Tricolore, niente tifosi al PalaBigi in via Guasco, e niente tifosi anche negli altri campi sportivi e nelle palestre di città e provincia.
Se così fosse, si andrebbe inevitabilmente incontro ad un altro forte ridimensionamento perché verrebbe fortemente intaccata una importante voce di bilancio. Tra le squadre di vertice della nostra città, la Reggiana incassa mediamente 30mila euro a partita tra abbonamenti e singoli biglietti, la Pallacanestro Reggiana oltre 70 mila.
E questo senza considerare l’indotto derivante dalla presenza del pubblico. Ma lo sport blindato rischia di fare vittime soprattutto nel mondo dello sport dilettantistico, che spesso e volentieri vive principalmente sugli incassi del botteghino. Un primo sostegno per società e associazioni sportive di base arriva dalla Regione che ha annunciato lo stanziamento di 3 milioni e mezzo di euro.
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