CASTELNOVO SOTTO (Reggio Emilia) – Da quando sono iniziate le restrizioni alla vita di tutti a causa del virus, è partita anche la querelle riguardante gli effetti dei diversi decreti e ordinanze sulla libertà di culto. Come prete, in questi mesi, ho avuto diversi confronti con persone, cristiane e non, che la pensavano in maniera diversa. Anche all’interno della stessa comunità ci sono posizioni divergenti, il che non è un problema. Il tutto si è acutizzato recentemente con l’inizio della fase due e la nascita di protocolli e richieste per il riavvio delle celebrazioni con la presenza della gente.
Personalmente credo che ognuno sia libero di avere un proprio pensiero, però questo sta creando un po’ di confusione: un conto sono le proprie idee, un conto è farne una verità indiscussa. Io non sono per tornare a celebrare la messa a tutti i costi, già in un precedente articolo avevo introdotto che la questione centrale fosse piuttosto l’attenzione al bene della gente. Comunque il tema in oggetto, credo vada affrontato partendo dal testo dell’art. 19 della Costituzione, dove viene normato cosa si debba intendere per libertà di culto, altrimenti ognuno continuerà a partire solo dalla propria idea (come mi sembra stia capitando anche da parte di nostri rappresentanti istituzionali) e questo non aiuta il confronto. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume (art. 19 Costituzione). Proviamo ad analizzarla nelle sue parti.
I provvedimenti presi hanno mantenuto il diritto di professare liberamente la propria fede? Sì, siamo rimasti liberi. Hanno permesso di farlo in qualsiasi forma individuale o associata? No, i decreti emanati hanno escluso alcune modalità vietandole, quindi limitando quanto previsto. Hanno permesso di esercitare questo diritto in privato e in pubblico? No, hanno limitato soprattutto il diritto dell’esercizio pubblico del culto. Perché allora radicalizzarsi in posizioni che negano la cosa? Credo sia liberante, disarmante nei confronti di chi vuole fare solo polemica e strumentalizzare la cosa per un proprio tornaconto, dircelo: sì, alcuni provvedimenti presi hanno limitato parte della libertà di culto così come descritta nell’articolo della Costituzione sopra citato. Potevano farlo? Non ho gli strumenti per dirlo e del resto non spetta neanche a me. È stato fatto anche con altri diritti costituzionali e per tutelare altre cose definite come più importanti. Da qui nasce una domanda: cos’è più o meno rilevante per la vita di una persona? Credo che qua ci debba essere spazio per il confronto, quando valori e diritti così importanti entrato in contrasto fra loro, la cosa non può avere una soluzione limpida e lineare. Questo è uno dei luoghi della politica intesa nel suo senso bello. Ma non voglio andare oltre, cadrei in quell’equivoco che proprio ho voluto cercare di evitare, cercando di rimanere su un piano oggettivo e comune, che ci permettesse di dire serenamente quanto accaduto.
don Paolo Tondelli
parroco Castelnovo di Sotto
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