REGGIO EMILIA – “In questo momento abbiamo diverse strutture alberghiere a disposizione. Si spinge in quella direzione per evitare focolai famigliari”. La dottoressa Eufemia Bisaccia, del Servizio Igiene e sanità pubblica, spiega a Il medico e il cittadino su Telereggio le nuove frontiere dell’isolamento. Il 40% dei contagi avviene in ambito famigliare. E’ per questo che l’Ausl cerca alberghi per collocarvi pazienti che non hanno bisogno di assistenza ospedaliera, ma il cui domicilio è inadeguato ad affrontare il periodo di isolamento. Le strutture devono avere alcune caratteristiche, come accesso dedicato e camere con servizi igienici esclusivi.
“Essere in isolamento domiciliare vuol dire separarsi completamente dai conviventi, quindi riuscire a vivere in una camera, avere un bagno a disposizione, evitare ogni contatto con i conviventi”. Sono condizioni che spesso non è possibile rispettare, ma che diventano cruciali ora che l’obiettivo è impedire che persone positive tornino a lavorare. Il Servizio di Igiene pubblica in questa fase ha sospeso ogni attività ordinaria per dedicarsi alla sorveglianza dei pazienti positivi in isolamento domiciliare.
“La sorveglianza del caso è una sorveglianza telefonica attiva. Siamo noi a contattare la persona per monitorare la situazione clinica e sintomatologica”. I
l periodo di isolamento, sia per la persona contagiata sia per i suoi contatti, è di almeno 14 giorni e la quarantena termina solo dopo due tamponi negativi. Ma cosa succede se il paziente in isolamento non si trova? “Se telefoniamo e non risponde, riproviamo. Se non lo troviamo entro la fine della giornata, si fa una segnalazione”.
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