REGGIO EMILIA – Solitudine. E’ questo il lato oscuro della malattia di cui poco si parla. Solitudine dei pazienti ricoverati in ospedale, dove sono vietate le visite per evitare nuovi contagi, e solitudine dei famigliari che a casa vivono appesi alla speranza che suoni il telefono con notizie positive. Notizie che non sempre arrivano. Inutile nasconderlo. Ci sono grosse difficoltà di comunicazione con i medici, impegnati in prima linea con turni durissimi, turni durante i quali non sempre è possibile trovare il tempo anche per telefonare a chi è fuori dal Santa Maria Nuova. Bene hanno fatto Comune e Ausl ad attivare numeri di assistenza psicologica. Perché anche quello sarà un prezzo da pagare. E sarà altissimo.
Rinchiusi nelle nostre abitazioni stiamo riscoprendo il grande valore della libertà. Libertà di muoverci, di stare insieme, di riempire le piazze, di abbracciare le persone care. La privazione è un duro colpo, che aumenta le distanze, che restringe le stanze dove siamo costretti a vivere, per obbligo o per responsabilità sociale.
Chi continua, per fortuna sono la minoranza, a prendere questa situazione sottogamba è un pazzo, un irresponsabile, un criminale. Un incosciente che non si rende conto di esporre sé e gli altri a rischi altissimi. La spiaggia vi perdonerà se avrete qualche muscolo in meno e un po’ di pancetta. Non vi perdoneranno tutti quelli che ogni giorno piangono la morte di una persona cara.
A chi continua a utilizzare la scusa della spesa per uscire ogni giorno dico: guardate bene in dispensa, aprite i freezer, sono sicuro che troverete scorte per mangiare giorni interi. E passi se non potrete soddisfare la voglia del momento. E’ in gioco il futuro di tutti.
Se le morti non vi toccano, se vi fate belli “perché tanto a me non capita”, pensate ai vostri posti di lavoro, che sono a rischio per i gravi danni che la pandemia sta provocando all’economia che si è completamente inchiodata, pensate a decine di migliaia di bambini e ragazzi che non possono andare a scuola. Pagheremo tutti il conto, e lo pagherete anche voi.
E’ il momento di unirci, di ragionare con un solo cuore e una sola testa, di saltare le barricate, di dimenticare le divisioni. In gioco c’è un bene che non conosce confini: la salute, senza la quale non esiste libertà.
Infine un messaggio chiaro a chi ci accusa di esagerare, di usare toni troppo duri, allarmistici, nel ricordare a tutti la diffusione del contagio, l’aumento delle vittime (ma anche delle guarigioni, perché di cronaca si tratta), la necessità di stare in casa. E’ giusto dire le cose come stanno. Non vi piacciono le nostre parole? Il sindaco Luca Vecchi ha parlato chiaramente di “maratona”, con gli sforzi che ne conseguono, o ancora di “mare in tempesta“. Non è ancora chiaro? Allora citiamo il commissario ad acta Sergio Venturi: “Quanta gente deve ancora morire per farvelo capire?”.
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