BOLOGNA – Si chiamano freddi numeri, ma a volte sono utili, molto utili per fermare gli attacchi collettivi di panico e isteria come quelli che stiamo vivendo. E così, mentre medici, infermieri e ricercatori si occupano con coraggio del coronavirus, consultando i dati dell’Istat spesso si riconducono le cose a quello che dovrebbero veramente essere: ad esempio, quante persone muoiono mediamente in Italia? Circa 650.000, cioè quasi 1.800 ogni giorno, di questi 2 al giorno sono vittime di influenza; ma è una media che distorce la realtà: la classica influenza, infatti, si concentra nel giro di 3-4 mesi, quelli invernali, durante i quali dunque muoiono circa 5 persone al giorno. Nessuno però ne parla, non ci sono il governo, o la protezione civile, o la regione che aggiornano il conteggio dei morti, né quello dei contagiati, come invece si sta facendo ora.
Ma andiamo al fattore età: il 95% dei morti di influenza ha più di 65 anni; il 77% più di 80. Per il coronavirus finora l’età si è alzata ancora, le 11 vittime finora riscontrate avevano in media 80 anni, tutte con gravi patologie pregresse. Si dirà: ma il coronavirus è una forma influenzale che può diventare polmonite nel 20% dei casi: vero, con la polmonite muoiono, in media, però 37 persone al giorno. Ogni anno, ma l’Italia non si ferma.
I dati offrono altri spunti interessanti. La principale causa di morte in assoluto sono le malattie del sistema cardiocircolatorio: 638 persone ogni giorno,la seconda i tumori, 483 al giorno. Più di 10 persone muoiono ogni giorno in incidenti stradali.
Cifre fredde, dicevamo, crudeli, ma con il massimo rispetto delle vittime e delle loro famiglie fotografano una situazione di mortalità quotidiana che non ha mai bloccato il mondo, né causato il panico.
I dati sono implacabili, ma le parole sono più insidiose: “Già 100 casi di coronavirus” genera ansia, “solo 100 casi” tranquillizza. Così come, dicono gli esperti, è scorretto e fuorviante dire “morto per il coronavirus”, ma occorrerebbe dire “morto con il coronavirus”. Due preposizioni semplici che cambiano radicalmente la percezione. “Contro la psicosi basta la verità”, dice la virologa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia del Sacco di Milano.
Siamo ancora in tempo a rallentare il contagio attraverso le misure prese, ma solo tra qualche mese scopriremo se invece la psicosi ha ucciso definitivamente la nostra economia.
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