REGGIO EMILIA – Dopo un momento iniziale di difficoltà, l’organizzazione messa a punto nella nostra provincia da Ausl e medici di base per rispondere all’emergenza Coronavirus sta funzionando e dovrebbe essere estesa ad altre zone colpite. A dirlo è il segretario provinciale della Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) Euro Grassi.
“Abbiamo avuto una trentina di medici in isolamento e 5-6 colpiti da polmonite interstiziale – le sue parole – ma per fortuna nessun morto perché il sistema ha lavorato al meglio”. I medici di base fanno una sorta di intervista telefonica e danno terapie sintomatiche ai casi lievi, mentre inviano agli ambulatori Covid i pazienti da non mandare al pronto soccorso ma con sintomi persistenti.
Ci sono 12 ambulatori Covid in tutta la provincia. “Facciamo il tampone e diamo la medicina, così facilmente il paziente non arriva alla polmonite e calano gli accessi al pronto soccorso”. Per intere famiglie in quarantena, pazienti non trasportabili negli ambulatori Covid o per controllare chi viene dimesso dagli ospedali sono state attivate le unità speciali di continuità assistenziale. “Sfruttando i mezzi sanificati, i medici vanno direttamente a casa dei malati”, ha chiarito Grassi.
Molti cittadini, però, in questi giorni raccontano di non riuscire a contattare il proprio medico di base, anche in presenza di sintomi riconducibili al Covid-19. “I nostri medici ricevono 70-80 telefonate al giorno quindi non è sempre facile. Piuttosto, noi facciamo fatica a parlare con l’igiene pubblica per sapere le condizioni dei nostri pazienti malati”.
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