REGGIO EMILIA – Sta per avviarsi una settimana cruciale. Da lunedì 4 maggio riapriranno infatti i battenti le aziende cui l’ultimo decreto del 24 aprile scorso ha dato il via libera: dal tessile alla moda, dalla meccanica al vetro, dalla ceramica al legno, con l’aggiunta dei cantieri pubblici delle costruzioni e del servizio di asporto per bar e ristoranti.
Un appuntamento certamente atteso, visto lo tsunami che si è abbattuto sul tessuto economico della provincia a causa dell’epidemia da Covid-19 e che il segretario della Cgil Ivano Bosco riassume in queste cifre senza precedenti. “Sono 5mila le aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, per un totale di 65mila dipendenti”.
A oggi sono stati evitati licenziamenti, impediti dal decreto governativo fino al 16 maggio con l’annuncio di una proroga per altri tre mesi. Ma c’è bisogno di rimettere in moto l’economia. Già 508 aziende hanno riaperto sfruttando il meccanismo ambiguo del silenzio-assenso dopo la comunicazione alla Prefettura di far parte di filiere autorizzate. Ora, quasi il 90% delle imprese reggiane potrà ricominciare, ma per molte il riavvio sarà graduale. “Occorre molta attenzione – ha aggiunto Bosco – sapendo che c’è un decreto ministeriale che prevede la ripartenza di determinate filiere, ma c’è anche un protocollo sottoscritto dai sindacati con le controparti che prevede regole rigide per quanto riguarda il lavoro in sicurezza”.
La prevenzione del rischio di nuovi contagi è una priorità: “Invitiamo le aziende e i lavoratori a non sottovalutare nulla, a segnalare le condizioni di non sicurezza. Il protocollo prevede una immediata fermata della produzione in questi casi”.
Gian Piero Del Monte
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