REGGIO EMILIA – Giorno uno, fase due. Ma è almeno tre il numero minimo per capire, dicono forze dell’ordine, amministratori e gestori del trasporto pubblico. Tre giorni per fare un primissimo bilancio sull’impatto che il passaggio dall’isolamento e dal blocco alla convivenza col virus avrà sul territorio e sui reggiani. Certo è che il visibile aumento di auto, e soprattutto di camion, in circolazione, in centro a Reggio diventava l’emozione di vedere la città riprendere vita.
Il difficile viene adesso: coniugare questa bellissima sensazione con le regole che ancora rimangono in vigore, a cominciare da distanziamenti e mascherine. Mascherine che non proprio tutti indossavano. Come il sole, l’umore era piuttosto alto, e dopo i due mesi appena trascorsi difficile pensare potesse essere altrimenti. Ma i reggiani sembrano aver compreso, per ora, che bisogna andarci non cauti ma di più: “Sarà lunga – ci dicono – Bello vedere più gente in giro, ma le preoccupazioni rimangono”.
Richieste di informazioni cadute a pioggia dai cittadini sulle forze dell’ordine e sugli agenti di polizia locale, impegnati in pattugliamenti e controlli all’insegna della pazienza.
L’autocertificazione diventa autodichiarazione, sempre di un modulo si tratta; per i “motivi lavorativi” si allargano le maglie nel senso che sarà consentito esibire un tesserino o un badge, ma a chi dichiara di essere in viaggio verso un parente o verso il famoso ‘affetto stabile’
verrà chiesto il grado di vicinanza con questa persona e il suo indirizzo.
Un banco di prova molto importante sarà la valutazione del comportamento dell’utenza del trasporto pubblico locale ripartito in maniera potenziata. Non c’è stato il ritorno in massa alle fermate, e forse anche per questo è andato tutto abbastanza bene in città: solo in un’occasione, per la corsa delle 7.20 della linea 5, è stato necessario un mezzo bis perché qualcuno era stato lasciato giù dal bus in via Spani causa mezzo già con 20 persone a bordo.
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